sabato 30 aprile 2011

Frank ci ha lasciato l'universo

Prestando Dune a doppiaS ho detto qualcosa del genere: è 15 anni almeno che questa saga mi insegue. Giochi, telefilm, film, riletture. Ogni volta che finisco un libro la abbandono per anni. Nel frattempo faccio sempre nuove scoperte. L'ultima, estremamente affascinante, 15 anni fa non avrei avuto i mezzi per farla. Il potente wiki mi ha fatto leggere che i pianeti della saga non sono del tutto inventati.

Arrakis, nel fantascientifico Ciclo di Dune dello scrittore Frank Herbert, è il pianeta conosciuto anche come Dune; si tratta del terzo corpo celeste della stella Canopo, inizialmente desertico per la quasi totalità della sua superficie.

Caladan è un pianeta immaginario presente nei libri del ciclo di Dune dello scrittore Frank Herbert. Si tratta del terzo pianeta del sistema di Delta Pavonis, dove ebbe origine la Casa Atreides.

Giedi Primo è un pianeta immaginario presente nei romanzi fantascientifici del ciclo di Dune di Frank Herbert. Orbita intorno alla stella 36 Ophiuchi B ed è il mondo di origine della feroce Casa Harkonnen.

Ix è un pianeta immaginario appartenente all'universo di Dune creato da Frank Herbert. Il suo nome deriva dal numero romano "IX", essendo il pianeta il nono rispetto al suo sole, Alkarulops.

La scoperta l'ho fatta qualche secondo dopo essermi chiesto: che cavolo significa "Orbita intorno alla stella 36 Ophiuchi B"?

36 Ophiuchi è un sistema triplo che si trova a circa 19,5 anni luce dal sistema solare, nella costellazione dell'Ofiuco. Il sistema è composto da tre stelle, con la componente C in orbita attorno al sistema binario AB.
[...]
A 0,3UA di distanza, un eventuale pianeta avrebbe le caratteristiche adatte allo sviluppo di forme di vita.

UN EVENTUALE PIANETA AVREBBE LE CARATTERISTICHE ADATTE ALLO SVILUPPO DI FORME DI VITA!!!

Ed è così anche per gli altri pianeti della saga. Frank Herbert non era un indovino ma uno scrittore che si informava per far nascere un universo. Il suo, ora è il nostro.

venerdì 29 aprile 2011

Sopravvivere ad una cerimonia di matrimonio

Oggi siamo ad un matrimonio. E mentre penso ai classici della cinematografia greca ed a checco zalone, ho deciso di copincollare con tanto di [edit] e didascalie la pagina del manuale di nonciclopedia. Anche perché quella di Oliver Hatton me l'hanno ranzata :(


Parte 1: Arriva la partecipazione![Edit Parte 1: Arriva la partecipazione! sectionmodifica]

Una mattina, mentre siete intenti a dar da mangiare ai vostri pesciolini siamesi e state controllando la posta, vedete che tra le bollette e l’ennesimo volantino di Sky, che vi annuncia un nuovo canale inutile per estorcervi altra grana dall’abbonamento, c'è una busta color crema che fa capolino tra le altre. Dietro c’è solo il vostro nome. A quel punto avete già capito di cosa si tratta ma fuggire adesso è inutile perché LEI vi ha trovato. No, non è una bomba, magari lo fosse. È proprio quello che voi temete che sia: un invito a partecipare ad un matrimonio. La lettere recita più o meno così:
Wikiquote.png
«Goffredo e Domitilla annunciano il loro matrimonio - 24 luglio 2008 ore 15:00, Chiesa della santissima Addolorata Assunta e Licenziata Che Non La Smette Mai Di Piangere. Goffredo e Domitilla Vi aspettano allo Scoglione, via Girolamo Pallastrozzi n. 15 bis»

È chiaro che la scelta degli invitati non è stata proprio impeccabile.....andrà meglio la prossima volta.

A questo punto è fatta: non serve chiudersi in casa fingendo di essere malati di peste, non serve mettere la lettera nella casella di posta del vicino e far finta di non averla ricevuta, non serve svuotare il cestino di Windows, non serve farsi venire il vaiolo, non serve tagliarsi una gamba di proposito con una sega elettrica per giustificare la vostra assenza. LORO lo verranno a sapere e troveranno il modo di vendicarsi. A questo punto avete solo una possibilità: andare a quel fottuto matrimonio e sperare di uscirne vivi.
Parte 2: Il problema regalo[Edit Parte 2: Il problema regalo sectionmodifica]

Okay, avete di fronte a voi 2 possibilità per risolvere il problema:

1. vi affidate alla lista nozze che non manca mai
2. fate un regalo personale

Una busta di plastica non è di certo il migliore dei regali.

La lista nozze ricorda un po’ quelle collette che si facevano al liceo per comprare il cellulare alla diciottenne di turno. Andate al negozio, dite il nome del matrimonio (ad esempio: matrimonio Spennello - Gatti) e lasciate una cifra che "dovrebbe" essere a piacere. Il condizionale in questi casi è d'obbligo, perché ricordate bene che tutto è registrato, sorvegliato e monitorato. Dal momento in cui avete aperto la busta con la presentazione a casa vostra fino al termine del matrimonio non sarete più soli. LORO vi vedranno, vi osserveranno anche quando metterete mano al portafogli. Non fate vedere che lasciate una cifra più bassa del loro prozio che viene dal Minnesota e che non vedono da 15 anni o farete la figura dei taccagni. Inoltre per la lista nozze vige la regola del 5 a 1 cosicché se lasciate 50 euro nella lista nozze a vostro nome state pur certi che i diretti interessati alle vostre future nozze sulla lista ne lasceranno 10 e che se vi vedranno steso a terra dopo essere stato investito da un tir faranno ampi gesti al conducente per chiedergli di fare marcia indietro e passarvi sopra di nuovo.
Ancora non ci siamo, si può fare di meglio!

Il regalo personale vi svincola dagli obblighi di colletta ma per una strana coincidenza del destino i regali di nozze sembrano avere tutti scritti in fronte l’esatto importo che l’oggetto vi è venuto a costare. Ragion per cui è altamente sconsigliato fare i furbi e prendere un regalo di basso costo, tipo un servizio da caffè in plastica e legno di cedro, una pentola a pressione, un frullatore a manovella, un calendario di Frate Indovino che si illumina al buio. Rischierete al vostro matrimonio di ritrovarvi come regalo lo stesso servizio da caffè che avevate propinato voi a loro, magari avvolto con la stessa carta, oppure un regalo osceno che i giovani sposi hanno deciso barbaramente di riciclare proprio a voi, senza cambiare né la carta da regalo con le renne sopra né il bigliettino con la scritta : Buon Natale e felice 1989!!

È un modo perverso per farvi scontare la taccagneria che dimostraste il giorno del loro matrimonio. Quindi, se non volete ritrovarvi un'autobomba sotto casa, cercate di essere generosi.
Parte 3: Scegliere il vestito[Edit Parte 3: Scegliere il vestito sectionmodifica]
Bisogna scegliere l'abbigliamento adeguato.

Farsi un vestito costa, si sa. Per gli uomini la cosa più sbagliata è dire al negoziante che è per un matrimonio: il gestore del negozio tirerà fuori frac e cilindro e vi convincerà che al matrimonio ci si va vestiti come Rockefeller o come Fred Astaire. Il conto del sarto per vestiti del genere è da by-pass aorto-coronarico, quindi se scegliete questa opzione fate prima un check-up completo delle vostre arterie. Altra opzione è andare in un grande magazzino dove ci sono taglie preformate. Voi prenderete una 44 convinti che vi stia a pennello e quando non riuscirete a chiudere il bottone del pantalone capirete che andare a quel fonduta party 2 settimane fa non è stata un’ottima mossa. L’alternativa sarebbe trattenere il respiro per l’intera durata della cerimonia, ma è da scartare a priori. Rilasciando il respiro la vostra trippa comincerà a debordare dai pantaloni come un fluido newtoniano. Allora prenderete una 46, sicuri che sia la misura giusta, ma il pantalone vi calza appena e potrete mantenerlo durante la cerimonia solo a costo di non mangiare per niente, nemmeno le vostre unghie. Allora ripiegherete infine verso una 48, vi starà bene e voi farete il fioretto di mettervi a dieta subito dopo il matrimonio, fioretto di cui vi dimenticherete subito dopo il matrimonio stesso non appena avrete sbottonato il primo bottone del pantalone subito dopo la cerimonia.

Le giacche sembrano tutte belle, finché non passano dalle gruccette alle vostre spalle. Scegliere la giacca giusta è fondamentale, se il vostro scopo è passare per un invitato e non per lo spaventapasseri che tiene lontani i corvi dal giardino. Attenzione che le maniche non scendano troppo sulle mani o ve le troverete in ammollo nel piatto mentre mangiate la crema di asparagi. E se la giacca è a due bottoni abbottonate sempre il primo, non l’ultimo o la giacca si sformerà talmente tanto che sembrerà che ve l’abbia prestata il gobbo di Notre-Dame. Per la cravatta raccomandiamo la sobrietà: lo so che non vedete l’ora di sfoggiare quella cravatta arancione con Paperino seduto sul bidet che in un momento di insanità mentale avete acquistato su consiglio della vostra fidanzata/madre/sorella ma:

* forse è meglio aspettare un'occasione un po’ meno formale per smerdarvi la reputazione con una cravatta simile;
* le donne non capiscono un cazzo di cravatte perciò la prossima volta che ne acquistate una assicuratevi di essere a più di 5 chilometri da qualunque cosa abbia una vagina tra le gambe.

Parte 4: Il giorno della cerimonia[Edit Parte 4: Il giorno della cerimonia sectionmodifica]
La chiesa non è affatto lontana, solo mezz'ora di macchina - Le parole della sposa.

Siete arrivati davanti alla chiesa, avete abilmente sfoggiato il vostro migliore sorriso di circostanza e state cominciando a baciare guance sudate, piene di cerone e imbevute di profumi e deodoranti esiziali, quando finalmente arriva l’auto della sposa. Lei comincerà a barcollare sul corridoio della chiesa, stordita dalle centinaia di flash del fotografo megalomane di turno, che scatterà talmente tante foto da attirare anche la curiosità dei passanti fuori la chiesa, convinti che si tratti del matrimonio di Britney Spears.

A questo punto non vorrete fare altro che raggiungere uno scranno, ma prima vi troverete davanti la gigantesca zia dello sposo che si ricorda di voi da quando eravate piccolo (voi no: avevate rimosso quell’infelice incontro) e che vi abbraccerà con la forza di un lottatore di sumo professionista. Poi vorrà che le stampiate un bel bacio sulle sue gote, e qui la cosa si farà difficilissima. La signora infatti è piena di bozzi, dai quali fuoriescono piccoli peli irti e aguzzi che li fanno assomigliare a dei piccoli cactus. State molto attenti: se li toccate con la guancia, vi pungerete a morte e probabilmente vi verrà anche qualche malattia esantematica dei polli. L’unica alternativa è evitare magistralmente quella piccola serra di piante grasse che la signora ha sulla guancia nel millesimo di secondo in cui vi abbassate per baciarla. Di solito un soggetto simile è anche fornito di un fiato pestilenziale per cui è d’uopo ritirare subito la testa una volta dato lo pseudobacio se non volete finire annichiliti. Lo zio dello sposo non è da meno: di solito non presenta vegetazioni pericolose ma ha un dopobarba talmente pesante che penserete si sia lavato la faccia con l’Autan. Detto questo la cerimonia ha inizio ed il prete, che quel giorno si sente molto figo e simpatico, comincia con delle battutine che vorrebbero rilassare l’ambiente ma che in realtà capisce solo lui.

Poi inizia a parlare del matrimonio cominciando da Adamo ed Eva. È come parlare di un accendino cominciando dalla scoperta del fuoco. Voi intanto avrete iniziato una piccola gara di sbadigli col vostro vicino di panca e cercherete di ammazzare il tempo adocchiando una figa seduta due file più avanti a voi dal lato opposto, sperando che lei si giri per corrispondere le vostre occhiate allupate, e mentre iniziate a chiedervi se la ragazza in questione è parente dello sposo o della sposa risponderete Amen qualsiasi cosa dica il prete. Così anche quando dirà: “scambiatevi un segno di pace”, sarete l’unico pirla nella chiesa ad urlare: Amen!

Dopo 4 sermoni e 12 canzoni di chiesa il prete si decide ad unire in matrimonio Goffredo e Domitilla mentre voi vi avviate all’uscita con talmente tanta fame addosso da avere voglia di mangiarvi il riso che stringete nel pugno e che è destinato ad andare negli occhi degli sposi. Consiglio gratuito: mai mettersi troppo vicini all’uscita della chiesa perché quelli che devono tirare il riso sono sempre i più impediti, quelli con la mira peggiore, gli anziani con la mano parkinsoniana e gli ammalati di cataratta allo stadio terminale. Rischierete così di essere sommersi dalla valanga gialla assieme agli sposi e di passare il resto del pomeriggio a togliervi i chicchi dalle narici.
Parte 5: L'odissea del rinfresco[Edit Parte 5: L'odissea del rinfresco sectionmodifica]
Il luogo del ricevimento è lì da qualche parte.

Okay, per gli sposi il peggio è passato. Hanno detto sì e, almeno per il momento, non possono più tornare indietro. Adesso viene per l’invitato la parte più delicata, dove un minimo errore di organizzazione e di strategia può essere fatale: il ricevimento. L’appuntamento è nel luogo indicato sull’invito, un luogo di solito suggestivo e particolare per le sue bellezze naturali e le sue vedute mozzafiato ma proprio per questo inaccessibile, se non con i mezzi corazzati o dagli elicotteri, e dimenticato da tutti gli stradari e i navigatori satellitari di questo mondo. L’invito ovviamente non dice un cazzo di nulla sull’ubicazione del posto, dando per scontato che voi lo conosciate e che lo frequentiate assiduamente da quando avevate 6 anni, in quanto chic e à la page.

Dopo aver chiesto informazioni a tutti i benzinai della zona arrivate finalmente in quest’angolo di paradiso, un angolo di paradiso piuttosto esposto al sole, considerato che si trova su una scogliera a ridosso del mare, che è un enorme terrazza scoperta e che sono le quattro del pomeriggio. Rapidamente vi accorgerete che il sole è a picco sulla vostra testa e che l’unico posto all’ombra è un ombrellone sbilenco appoggiato vicino alla scala dove scendono i camerieri.
Appare chiaro che qui giocare in velocità è la priorità: prima occupate quel posto all’inpiedi ma all’ombra, prima le vostre ascelle ve ne saranno grate. Ovviamente in breve tempo tutti arriveranno alla vostra stessa conclusione ed entro un quarto d’ora quell’ombrellone sarà più affollato di una balera romagnola nel mese di luglio. Sarà quindi inevitabile presentarsi l’un l’altro e fare finta che stare in 37 in 5 metri quadri all’ombra sia una cosa naturale come tagliarsi i peli del naso.
Classico bimbominkia da matrimonio.

Il momento delle presentazioni non è ancora finito quando si vedono arrivare al ricevimento i genitori degli sposi. La madre di lui non farà altro che dire quanto sta bene suo figlio e farsi scappare la lacrima ogni volta che suo figlio apre la bocca, fosse anche per ruttare. La madre di lei è invece solitamente un’emerita cretina, capace di dire sempre la parola sbagliata nel momento sbagliato. Arriverà vestita con un abito identico a quello della consuocera, pur essendo stata 5 giorni a preventivare con questa la scelta del vestito e in generale condirà tutta la cerimonia con la sua risata vuota e irritante, derivante dal fatto che non vedeva l’ora di vedere la figlia sistemata, ovvero di levarsela dalle palle, e dal fatto che tutto questo non le sembra vero. Per evitare di apparire distaccata e arrivista sfogherà il suo attaccamento perverso nel peggiore dei modi, intervenendo in ogni momento di intimità tra gli sposi con frasoline tipo: ” amorino bello, fagottino della mamma, come stai? bene?” oppure “Tesoruccio della mamma, fatti dare un bacio!” Tutto questo durerà finché lo sposo non deciderà di porre fine all’invadenza soffocante della sua neo acquisita suocera legandola al grande pino maremmano all’entrata del ristorante oppure sopprimendola con del napalm nel fritto di paranza.

Altra presenza di cui tenere conto e da non sottovalutare sono i bambini: i matrimoni sono momenti formali e un bambino ad un matrimonio ci sta bene quanto un clown ad un funerale: per una strana coincidenza che sfugge agli studiosi internazionali ma anche al cervello dei loro genitori i bambini sono nondimeno spesso presenti in queste occasioni. Il bimbominkia da matrimonio ha un età compresa tra i 5 e gli 11 anni, è vestito con giacchetta, cravattino o papillon, corre indisturbato ed urla suoni incomprensibili sperando di attirare l’attenzione ed è praticamente onnipresente. I genitori li lasciano allo stato brado, liberi di pascolare tra gli invitati, sperando che la selezione naturale li uccida. L’incontro anche occasionale con almeno un paio di questi esemplari è inevitabile quindi rassegnatevi. Tutt’al più potreste aiutare la selezione naturale a fare il suo corso liberando il pitbull dei proprietari della villa o mettendo della purga nei bicchieri di aranciata.

Mentre ragionate su come liberarvi di questi esseri sgradevoli vi rendete conto che si è appena aperto il buffet!
Exquisite-kfind.png Non ti basta? C'è anche Manuali:Depredare i rinfreschi


Siete pronti per il buffet?

Il momento del buffet è un momento cruciale, studiato ed analizzato dai maggiori esperti mondiali di antropologia: da sempre infatti, in tutte le società della terra, esistono momenti nella vita in cui gli istinti primordiali prendono il sopravvento e la situazione contingente diventa la rappresentazione emblematica della legge della giungla, dove solo il più lesto, il più abile e il più forte riesce a sopravvivere. Se queste leggi emergono nel regno animale con drammatica evidenza in posti come la savana, nel regno umano trovano la loro più tragica e ineluttabile espressione al momento del buffet. È superfluo soffermarsi sulle testate, sulle gomitate, sugli strusciamenti convulsi che si debbono fare soltanto per avvicinarsi ad un tavolo di un buffet. All’improvviso sembra che tutti non mangino da anni e che quello sia l’ultimo cibo che vedranno in vita. Le persone davanti a un buffet sgomitano, spingono, insultano, si riempiono il piatto di qualunque cosa, anche di roba che non gli piace o che non mangeranno mai, col solo sadico scopo di sottrarla agli altri. I camerieri algerini di fronte a voi vi guarderanno allibiti e disgustati e per un attimo penseranno di star portando soccorsi umanitari per Amnesty International. Oltre a temere attacchi alla vostra altezza dovrete guardarvi anche dal basso: orde di bimbiminkia sfuggiti al controllo da parte dei parenti si faranno strada tra le vostre gambe per acciuffare l’ultima pizzetta rimasta: è il momento buono per pestarli a sangue. I ritardatari sono destinati a morire di fame: dopo la furia degli invitati, che da lontano può essere facilmente confusa per uno sciame di locuste, nessuno potrà mai immaginare che su quella tavola bianca 5 minuti prima c’erano delle pietanze.
Dopo il quinto brindisi agli sposi la situazione è più o meno questa.

A tal proposito l’invitato preparato deve conoscere l’esistenza di 2 differenti tipi di banchetti da matrimonio:

* il banchetto da parata o da vetrina
* il banchetto di consistenza

Il primo tipo di banchetto è un pacco colossale: il buffet sarà completo di qualsiasi leccornia al solo scopo di farvici gettare come fenicotteri sui molluschi e farvi arrivare al pranzo già pieni e col primo bottone del pantalone già saltato.

Voi ovviamente tutto questo non lo potete sapere e vi manterrete leggeri anzi, guarderete con sufficienza il convitato vicino a voi che, scambiandola per insalata, si riempie il piatto anche della rampicante appesa al muro, perché dentro di voi penserete: "bravo pirla! ti voglio vedere tra un po’ quando ci siederemo a mangiare." Sfortunatamente per voi il pranzo vero e proprio è tutto a base di nouvelle couisine, vale a dire assaggini, vale a dire cagate d’uccello in un piatto di mezzo metro di circonferenza. Lì, al centro di un enorme disco porcellanato bianco, una piccola seppia agonizzante sopra due pomodorini tagliati vi sembrerà un tragico scherzo, una porzione riempita solo per metà, la rimanenza di un piatto lasciato da qualche invitato o forse degli avanzi da dare al gatto che un cameriere sbadato ha lasciato sul vostro tavolo. Così, per essere sicuri che quello sia davvero un primo piatto e non un pesce d’aprile, riprendete in mano il menù e leggete queste righe: Filetto di seppia in casseruola su letto di pomodorini di campagna. A quel punto la consapevolezza della presa per il culo subita è totale ma ormai è troppo tardi per tornare indietro. Quasi come per sfregio vi staccate con molta pazienza una caccola dal naso, la cospargete di briciole di pane, la spalmate su di un piattino, vi fate prestare una penna dal cameriere e sul menù scrivete: purea di verdure gratinate in bellavista.

Nel banchetto di consistenza invece le portate sono di rilievo e quindi sarebbe utile non strafogarsi di cibo col buffet. Ma ovviamente voi non lo saprete e cederete alle lusinghe della cascata di prosciutto, del timballo di melanzane, di quelle palline affogate nella salsa che sanno di manzo e di gomma bruciata e vi butterete sugli antipasti come mosche su un mucchio di letame; così quando vi porteranno il risotto con punte di asparagi e gamberetti avrete un conato di vomito nel tovagliolo e abbandonerete la cena ancora prima di cominciarla.
Parte 6: La torta nuziale, la bomboniera e il rilascio[Edit Parte 6: La torta nuziale, la bomboniera e il rilascio sectionmodifica]
La supermegatorta con panna fragole e mandorle, farcita con crema e ripiena di speck e gorgonzola.

Sono passate 5 ore dall’inizio della cerimonia e ormai più che un ospite vi sentite un ostaggio. Non è un bel momento nemmeno per lo sposo, e voi ve ne siete accorti. Fino a qualche ora fa sembrava tutto un gioco: il buffet, gli invitati, e finora la cerimonia avrebbe potuto benissimo essere scambiata per una prima comunione senza paura di essere smentiti.

Ma con l’arrivo della torta no!

Con l’arrivo della torta nuziale lo sposo prende finalmente coscienza del suo stato in maniera definitiva, e nel momento in cui fissa le statuine di zucchero sopra la torta, dove lei sembra la Barbie in vestito da sposa e lui è venuto senza una gamba come il soldatino di stagno, comincia già a capire l’importanza che avrà nella coppia da quel giorno in poi. Per voi no, per voi l’arrivo della torta è il momento più propizio. Avete almeno 5 buone ragioni per stare allegri:

* si appresta la fine della cena e il sequestro di persona sta finalmente per finire
* la torta viene consegnata dai camerieri direttamente in mano ad ogni invitato per cui non è necessario riscaldare i muscoli e prepararsi alla lotta greco-romana per accaparrarsene una fetta, anche perché ormai siete pieno di dolori per le lividure riportate al buffet.
* l’atmosfera in generale è quella dello sbaracco, e l’orchestrina prima di tutti sta già tirando la volata, basti sentire cosa annuncia il maestro d’orchestra: il prossimo pezzo s’intitola “Andatevene a casa che chiudiamo!”.
* i bimbiminkia non si sentono più: sono stanchi di correre senza un perché, si è fatto troppo tardi oppure qualche altro invitato ha avuto la vostra stessa idea e li ha finiti a colpi di sgabello.
* nella parte finale della serata l’alcolemia degli invitati è talmente alta da non poter guidare neanche il monopattino e sono tutti più o meno brilli: è il momento di attaccare bottone con la figa vista in chiesa.

La torta nuziale è una delle cose presenti in natura con il peso atomico più pesante, inferiore solo all’osmio e al bismuto, ma a differenza di questi ha un’elettronegatività molto bassa e solo per questo non è usata come reagente nei laboratori chimici al pari del Fluoro o del Polonio. Ciò non impedisce però di usarla nei matrimoni, quindi state attenti a cosa mangiate! Le percentuali di panna in una torta nuziale superano ampiamente i livelli di guardia quindi, se soffrite di colite, assicuratevi di trovarvi in pole position nella fuga verso i bagni o li troverete occupati.

Nel caso in cui questa terribile ipotesi dovesse avverarsi ecco alcuni siti alternativi dove permettere al vostro intestino di esprimersi liberamente:

* i posacenere d’argento all’ingresso del ristorante (c’è una controindicazione: se qualcuno va via subito dopo la torta siete fottuti).
* i vasi da fiori sul tavolo del buffet: l’ultimo in fondo è sempre il vaso più sfigato, quello con i fiori più schifosi e che per questo è stato messo all’angolo: è quindi anche il vaso che dà meno nell’occhio. Usatelo con cautela e pregate che nessun cameriere sparecchiando si accorga del tanfo di merda.

Un "cane argento" alto 1 metro, tipico regalo da matrimonio.

* l’aiuola del giardino: i siti per i ricevimenti di solito hanno sempre un’aiuola; prima di procedere all’evacuazione procuratevi anche un cane a cui addossare la colpa in caso di ritrovamento del reperto prima della fine della cerimonia, non dovete lasciare nulla al caso. Il cane non parla la vostra lingua e quindi sarà condannato suo malgrado a prendersi la paternità del vostro stronzo purché non sforniate dal vostro retto una bestia di un chilo e mezzo pretendendo di addossare la colpa allo Yorkshire della prozia della sposa: è poco credibile.

Stanchi, sudati e sfiniti da quest’esperienza, avrete il colletto della camicia sporco come la biancheria di un minatore a gennaio. È solo adesso che vi verrà consegnata la bomboniera d’argento a forma di levriero afghano irto sulle zampe posteriori (quella che a Napoli chiamano: ò can’ argient’, il cane d’argento), attestato di partecipazione a questa eroica impresa di sopportazione, una specie di premio beffardo per la vostra clausura forzata nonché il colpo di grazia per i vostri occhi. Nella migliore della ipotesi ne farete un fermacarte, nella peggiore la getterete nel primo cassonetto che incontrerete sulla strada del ritorno, perché se abbandonare un cane è un reato abbandonare un cane d’argento può salvarvi la vita.

Complimenti, ce l’avete fatta!

giovedì 28 aprile 2011

mancano mappe autogrill

Oggi sono in viaggio. Un sito imprescindibile per i viaggi in autostrada è:

http://traffico.octotelematics.it/

Penso che stavolta, in barba alle rustichelle, ci fermeremo per mangiare "sistemato" al ristorante mirabella, nei pressi di Avellino.

Facendo ricerche ho notato una cosa che manca su web, cioé una mappa di autogrill/ristoranti dove è possibile mangiare.

mercoledì 27 aprile 2011

Ermanno Olmi dal barbiere

Se c'è una cosa che mi da noia è aspettare. Ancora peggio aspettare dal barbiere. Molto peggio: da un barbiere che non si conosce. Allora ho comprato la Repubblica ed ho letto l'interessante intervista ad Ermanno Olmi, intitolata "Noi Sognavamo". Parla del sogno infranto di una generazione, i nostri anziani, che dalla costituzione si aspettavano un sogno, non un incubo incarnato nel dio denaro.

Ermanno Olmi aveva già scritto sulla Repubblica, una cosa del genere:

ERMANNO OLMI

Caro direttore, quando è uscito il mio ultimo film Centochiodi ho annunciato che col cinema narrativo avevo chiuso: ma non è perché il cinema italiano - e non solo italiano - sia in crisi. È tutta la società che in questo momento è in crisi, e non solo quella italiana. Stiamo attraversando un periodo di grandi trasformazioni necessarie per affacciarci a nuove soglie del futuro.

Trasformazioni che non abbiamo del tutto metabolizzato. Uso questo termine, anche se un po' scaduto, ma che mi torna in mente ora per indicare quei particolari momenti della storia in cui necessari e inevitabili cambiamenti creano necessari e inevitabili condizioni di crisi. È un po' come succede con il corpo umano, quando da bambini si diventa adolescenti e il corpo si carica di turbolenze e ancora non si ha la consapevolezza né di essere bambini né di essere adulti. Questa è oggi la nostra società. Così tutte le società “cosiddette” avanzate.

Pensiamo di essere più grandi ma non siamo ancora davvero adulti. Ed è questo che ci mostra il cinema: la condizione della nostra realtà in uno stato piuttosto confusionale e disorientata. E anche il cinema è parte di questa realtà. Ma è da quando ho cominciato la mia avventura nel cinema - e sono oramai più di cinquant'anni - che sento lamenti di crisi del cinema italiano dopo la gloriosa stagione de neorealismo e dei suoi grandi padri. È vero: quei maestri segnarono la scena mondiale del cinema italiano, quello fu il momento più alto del nostro cinema, ma perché? Proprio perché c'erano stati cinque anni di guerra, appunto.

Tragedie e sofferenze comuni che avevano creato un sentimento comune. Anni che furono una scuola poderosa, una scuola che ci costringeva a cercare valori essenziali. Primo fra tutti quello della vita. Eravamo individui in mezzo ad altri individui che avevano fame di pane e civiltà. Ma a quel tempo, tutto era coinciso con la rinascita dalle macerie, con la ricostruzione, con una speranza nuova, col sogno di un mondo più umano, di bella convivenza. È durato poco.

Già nei primi anni Cinquanta si faceva avanti la crisi del contrappasso determinata dal boom economico - così si chiamava - e che alla fine durò un istante. Come sempre, lo slancio della ricchezza cancella le tensioni morale e, per quanto riguarda il grande schermo, spinge anche il cinema verso la commedia - giustamente per carità – e poi, pur con capolavori di grande maestria, verso una spensieratezza che non vuole saperne di nuovi segnali di insofferenze e crisi mondiali. Le guerre “lontane” non ci riguardano.

Ma ecco la morte di Kennedy, il Sessantotto, la Guerra Fredda cova tra le grandi Potenze. Sono cominciati in quegli anni i grandi cambiamenti del mondo e da allora a oggi tutte le nostre società stanno vivendo queste fisiologiche trasformazioni. Che possono anche produrre esiti devastanti, come fu da noi il terrorismo di casa, o come è oggi il terrorismo internazionale.

Dunque trovo che quello che hanno scritto Galli della Loggia sul Corriere della sera o Lizzani e Bellocchio su Repubblica ci sollecita a una giusta considerazione sul cinema. La segnalazione di una crisi – che si intende di inadeguatezza – dei film italiani nei confronti della realtà in cui viviamo. Giusto. Tuttavia la medesima domanda dobbiamo porla alla letteratura, alle arti, alla politica dei nostri governi e all'economia del denaro. Non è forse in crisi questa economia? Quella italiana e non solo? Abbiamo forse un disegno economico che rappresenta l'anelito ideale di questo nostro paese?

Via! I dati che ci fanno vedere sono fasulli. Ma non perché non sanno fare i conti coi numeri. Non sanno fare i conti coi “valori”. Non hanno ancora capito – o non vogliono capire – quanto vale una zolla di terra e un bicchiere di buona acqua. Viviamo da ricchi una condizione di miseria di beni naturali. Ma appena il baraccone delle ambiguità comincerà a scricchiolare, saranno, come si dice a Roma, ... amari.

Il cinema non è un dopolavoro idilliaco dove nel tempo libero si celebrano le smanie artistiche di quattro giovanotti – come eravamo noi del tempo passato. Il cinema di ieri come quello di oggi, vive il sentimento della realtà. Ecco perché il senso di crisi. Non c'entra niente dire che non ci sono più buoni autori. Perché non è vero. Anzi i germogli della nuova generazione ci sono, eccome.

Ho visto il film bellissimo di Giorgio Diritti, Il vento fa il suo giro, e questa è una delle tante conferme. Lo vada a vedere Galli della Loggia: mi ringrazierà. E diciamo anche che quest'anno alla Mostra di Venezia ci sono tre giovani italiani eccellenti che faranno sicuramente onore al nostro cinema, all'arte, al dovere civico.

Per questo, con simpatia e con calore, ribalto la domanda a Repubblica e al Corriere. Forse i giornali italiani stanno davvero rappresentando la realtà italiana? Sono all'altezza del compito che gli compete? O sono vincolati dalla pubblicità e la servono devotamente? Non è anche questo un segno di crisi?

lunedì 25 aprile 2011

Eureka!

Man mano che vado avanti qualche argomento si perde (non era importante) qualcuno si sviluppa (avevo veramente qualcosa da dire) qualcuno guadagna poche parole in più. L'esercizio di scrittura da me brevettato (senza vero brevetto) funziona.

Cosa penso di chi vede wrestling a 35 anni? E a 33? Beh, c'è gente che teme il coniglio Frank e si perde in inutili elencazioni. Per esempio: quella cavalla di faccia Berluscona oltre la mondadori prenderà anche il Milan, il governo ed i festini? Come fanno ad arrivare dove sono i vari alfano (capisco i tremonti...) ed ad offendere la costituzione, cos'è sta storia di priapo, del pene finto, di caparezza che in un paese normale non scriverebbe canzoni... no ma dico, volete farlo arrivare incazzato al 1 maggio?

Il 1 maggio, i grandi concerti, rockit e le sue compilation, i MIAMI ci fossero stati quando ero giovane e libero di viaggiare, quel sogno di scrivere al ritmo del pensiero, di prendere il testo della canzone famosa (quindi trovabile su tuttotesti.it) che sto ascoltando davanti al finestrino del pullman ed intramezzarlo con i miei pensieri che corrono più veloci di qualsiasi nota o arrangiamento, mentre le grosse ruote del pullman mi portano ai grattacieli... luogo di specchi e di lavoro, a volte anche divertente. La macchina del fango, la macchina di fango e i soldi spesi per ripararla, le denuncie contro i comuni, i giudici coraggio come Falcone e la Boccasini, i sindacati, voler capire il nemico e cercare di combatterlo dall'interno, il mondo del lavoro ai tempi del precariato nei testi di Daniele Silvestri e di Miki Caparezza, il fatto che mi spiace che fiumi come il Sarno, l'Arno, il Tevere non possano raccontare più le storie che i nostri nonni ci raccontavano. Ci tocca cercare nuove case in affitto, ci tocca vivere con le finestre chiuse e fuori c'è il caldo e la puzza che il caldo alza quando "inquinamento" non è solo qualcosa sentito in tv.

Questo parlare di argomenti apparentemente scollegati tra loro mi fa volare le mani e quindi... eureka (l'avrà detto veramente Archimede? Nudo?)

domenica 24 aprile 2011

devo svegliare chi russa in poltrona

Chi era Pietro Calamandrei? Dovrei interessarmi di più al risorgimento, alla nascita della costituzione, alle persone che si ignorano e facendolo stanno salvando il mondo, ai 36 savi della leggenda ebraica narrata nel libro del mitico nonché talentuso scrittore italiano campano Roberto Saviano.

Dovrei esser felice di avere il cuore più contento dopo aver letto un libro, specie se di un ragazzo coraggioso che infonde coraggio, di avere un bimbo/a in arrivo, di avere ancora tante poesie che non ho ancora avuto il tempo di leggere, felice per i libri subway che sono gratis e quindi ignorati e liberi di essere da me pescati e razzolati.

I franchising tipo feltrinelli einaudi mondadori foot-locker sisa-sunrise si chiamano franchising perché vengono dalla Francia come mi parve di sentir dire dal mio prof di tecnica commerciale? Dovrò cercare più seriamente un posto pulito dove vivere in futuro e crescere i miei (per ora) quasi due figli?

Mi ha stupito il fatto che Frank Herbert dopo quattro libri continua a sconvolgermi con una saga sempre fresca e promettente... un po' come mi sconvolge la lenta ed inesorabile crescita artistica di Jovanotti, Lorenzo Cherubini.

Il più grande spettacolo dopo il Big Bang
Il più grande spettacolo dopo il Big Bang
Il più grande spettacolo dopo il Big Bang
Siamo noi

io

e

te

sabato 23 aprile 2011

la faccia bionda della

Cosa penso di chi vede wrestling a 40 anni? E a 35? Beh, c'è gente che si diverte a postare esercizi nonsense su blog letti da qualcuno e commentati da nessuno. Però su blog abbastanza google quotati alla faccia di quelli che pagano per stare in alto.

Continuiamo a parlare di argomenti apparentemente scollegati tra loro tipo: Pietro Calamandrei, la costituzione, le persone che si ignorano e facendolo stanno salvando il mondo, il cuore più contento dopo aver letto il talentuso scrittore italiano campano Roberto Saviano (c'è da esserne fieri), le poesie che non ho il tempo di leggere nonostante le antologie comprate da poco, i libri subway che non durano il tempo che promettono in copertina, i franchising tipo feltrinelli einaudi mondadori foot-locker sisa-sunrise, la ricerca di un posto pulito dove vivere in futuro e crescere i miei figli. Dove porterà nei giorni futuri questo esercizio di pensiero libero? Di libere associazioni?

Perché Frank Herbert chiama puttane le Matres Onorate (le fa chiamare... potere di uno scrittore) e dopo quattro libri apparentemente pudichi/pudici si mette a parlare di peni e vagine? (però lo fa con classe bisogna darne atto...)

Ancora: la faccia bionda della Berluscona che indicano come erede del padre, alfano o tremonti, priapo e la cultura, gli eretici di dune e di caparezza, voler scrivere un testo di canzone famosa intramezzato dai miei pensieri davanti al vetro del pullman (non aver la possibilità di registrare quei ed altri bei pensieri). Il fango, Falcone e la Boccasini, combattere il nemico dall'interno, il mondo del lavoro ai tempi del precariato, ed il fatto che mi spiace vivere con sotto le finestre il fiume più inquinato d'europa che passa. anzi non passa più.

venerdì 22 aprile 2011

la serie d

La Serie D è un torneo strano, specie per chi mastica solo di serie A. Quasi 200 squadre, divise in 9 gironi alcuni composti da 18 compagini, pcohi altri da 19 o da 20; succede spesso che chi retrocede non retroceda sul serio (viene ripescato), vengono promosse squadre non promosse sul campo (altri ripescaggi) e formazioni vengono ammesse in soprannumero al torneo dopo la mancata iscrizione ai campionati professionistici.

Quindi dire "rischiamo di retrocedere" lascia il tempo che trova. L'importante e partecipare ed avere i soldi per l'iscrizione per l'anno successivo. Poi un posto lo si trova. Intanto la situazione per la squadra che seguo è questa:

girone H
Arzanese 69
32.A GIORNATA Pomigl. 63
Gaeta 61
Nardo' 59
Gaeta-Angri 2-2 V.Casar. 55
S.A.Abate-Battipagl. 1-1 Ischia 43
F.Murgia-Capriat. 1-1 Francav.S 43
Arzanese-F.Trani 2-0 F.Murgia 43
Grottaglie-Francav.F 3-0 B.Ernica 42
Ostuni-Ischia 0-2 Capriat. 41
B.Ernica-Nardo' 0-4 S.A.Abate 39
Pomigl.-Pisticci 3-1 Grottaglie 39
Francav.S-V.Casar. 2-0 F.Trani 38
Battipagl. 38
Pisticci 35
Angri 35
Francav.F 25
Ostuni 16

giovedì 21 aprile 2011

penso che la necessità di raccontare qualcosa porta a diventare scrittori

come dicevo qualche giorno fa, un giorno non molto lontano quando sarò bispapà, dovrò finalmente inventarmi delle fantastiche storie per mettere a nanna cucciola. cosa preferirà che diventi?

So che Tolkien scriveva ai propri bimbi le lettere di babbo natale...
So anche che Pennac si raccontava da solo delle storie e poi le scriveva, visto che passava la sua infanzia adolescenza senza libri...
s. king giocava col fratello prima di addormentarsi ad inventarsi dei gialli, e poi pensare a come uscire da situazioni limite...
jk rowling ha inventato il maghetto occhialuto dopo averlo inventato e raccontato ai suoi figli rimasti senza la compagnia del papà (divorziato)...

Insomma, la necessità di raccontare qualcosa porta a diventare scrittori. Ovvio, servono altre cose: buone idee, intuizioni, talento, culo, preparazione mentale.

mercoledì 20 aprile 2011

Sono santaklaus, in cosa posso esserle utile?

Partiamo da un assunto: scrivere non-sense è molto più facile che scrivere cose sensate, riempie i blog che nessuno leggerà mai. Come questo che profeticamente si chiama zero commenti. Ok, qualcuno lo legge di tanto in tanto, ma mi concederete almeno il fatto che quasi nessuno mai commenta i miei post.

Partiamo da un assunto: Avironfra è nella segreteria dei pullman rossi e bianchi che girano per tutta Italia. Programmava come me, ma si è stancato, ora si è stancato anche dei pullman e del contratto a tempo indeterminato. Sono d'accordo: in Italia non c'è lavoro per tutti, specie per i giovani, e sempre meno ce ne sarà. Ma scommetto che Avironfra se solo volesse troverebbe un altro lavoro indeterminato, del quale poi probabilmente si scoccerà.

Il problema non è tanto: i colleghi, gli orari, le distanze. Ma gli insostenibili ricatti. Quelli scocciano un bel po'. Nessuno che ti protegge. I sindacati che fanno le marchette al governo, ai potenti ed ai prepotenti, anche agli impotenti sessuali ovvio, e soprattutto a Marchionne. Con tutta quella cattiva pubblicità che ne consegue.

Riassumiamo brevemente la situazione. In Italia c'è poco lavoro. Chi è in gamba, non demorde, ed è disposto a vivere in un Camper per inseguire orari ed uffici mobili nel tempo e nello spazio prima o poi lo trova. Ma si scoccia perché l'involuzione del diritto dei lavoratori ha portato ad una situazione da inizio 800. Questa scocciatura, seccatura, è una cosa reale, che nelle menti fragili può pure portare a conseguenze irreparabili. Ad esempio: accontentarsi di lavorare a vita in un call center a 600 euro al mese, per farsi fanculare da chiunque. Al telefono e dal vivo.

martedì 19 aprile 2011

La via dorata (o Aurea)

Dune (Dune, 1965) l'ho prestato a doppiaS.
Tutto è cominciato quando un mesetto fa volendo imitare mogliaideale ho voluto leggere "il libro che più mi piace rileggere". Cioè "Messia di Dune (Dune Messiah, 1969)". Ma non l'ho finito, l'ho sospeso. Perché nel frattempo l'ho visto, via megavideo (lo stai guardando!) nel bel telefilm in tre puntate che comprende anche "I figli di Dune (Children of Dune, 1977)". Pur non avendo fatto i salti mortali per "L'imperatore-dio di Dune (God Emperor of Dune, 1981)" ne ho riletto il lungo estenuante compendio presente su wiki.

Tutto questo per cominciare a leggere i due libri che non ho ancora letto del ciclo di dune.
* Gli eretici di Dune (Heretics of Dune, 1984)
* La rifondazione di Dune (Chapterhouse Dune, 1985)

Devo dire che "gli eretici di Dune" mi sta appassionando molto, mi accompagna in ogni viaggio che faccio per andare a lavoro, mi ha fatto abbandonare la lettura de "il libro che più mi piace rileggere", perché mi serve energia e concentrazione per poter reggere un libro fantastico di questa portata.

lunedì 18 aprile 2011

Le mie parole - Samuele Bersani

Le mie parole sono sassi
precisi aguzzi pronti da scagliare
su facce vulnerabili e indifese
sono nuvole sospese
gonfie di sottointesi
che accendono negli occhi infinite attese
sono gocce preziose indimenticate
a lungo spasimate e poi centellinate, sono frecce infuocate che il vento o la fortuna sanno indirizzare
Sono lampi dentro a un pozzo, cupo e abbandonato
un viso sordo e muto che l'amore ha illuminato
sono foglie cadute
promesse dovute
che il tempo ti perdoni per averle pronunciate
sono note stonate
sul foglio capitate per sbaglio
tracciate e poi dimenticate
le parole che ho detto, oppure ho creduto di dire
lo ammetto
strette tra i denti
passate, ricorrenti
inaspettate, sentite o sognate...
Le mie parole son capriole
palle di neve al sole
razzi incandescenti prima di scoppiare
sono giocattoli e zanzare, sabbia da ammucchiare
piccoli divieti a cui disobbedire
sono andate a dormire sorprese da un dolore profondo
che non mi riesce di spiegare
fanno come gli pare
si perdono al buio per poi ritornare
Sono notti interminate, scoppi di risate
facce sopraesposte per il troppo sole
sono questo le parole
dolci o rancorose
piene di rispetto oppure indecorose
Sono mio padre e mia madre
un bacio a testa prima del sonno
un altro prima di partire
le parole che ho detto e chissà quante ancora devono venire...
strette tra i denti
risparmiano i presenti
immaginate, sentite o sognate
spade, fendenti
al buio sospirate, perdonate
da un palmo soffiate

domenica 17 aprile 2011

Christopher Cassano

Rai Due, stadio sprint (o qualcosa del genere...). Antonio Cassano realizza su rigore il 2-0 per il Milan sulla Sampdoria. Esulterà? In fondo la Samp è la sua ex-squadra, e poi Cassano col Bari non ha esultato. Cassano esulta. E lo fa da neo-papà: pollice in bocca. Poi si avvicina tutto il Milan, si dispone in cerchio e mima un bimbo che viene cullato. La faccia deturpata di Cassano sembra felice, ma di una felicità diversa.

Diversa da quella che vidi la prima volta, stadio San Nicola di Bari in "Bari 2 Inter 1". Ero allo stadio, ma ricordo la faccia di Antonio ripresa dai mille replay che seguirono nei giorni, negli anni. Aveva 17 anni.

Segue la classifica ad oggi:
punti vinte pari perse gf gs
MILAN 71 21 8 4 59 23
NAPOLI 65 20 5 7 52 30
INTER 63 19 6 8 58 37
LAZIO 60 18 6 9 45 30
UDINESE 56 17 5 10 57 34
ROMA 53 15 8 10 51 47
JUVENTUS 52 14 10 9 50 40
PALERMO 47 14 5 14 50 54
CAGLIARI 44 12 8 13 41 40
FIORENTINA 43 10 13 10 38 35
GENOA 42 11 9 13 34 37
BOLOGNA -3 40 11 10 12 34 44
CHIEVO 39 9 12 12 32 34
CATANIA 36 9 9 15 31 45
PARMA 35 8 11 14 32 45
LECCE 35 9 8 16 38 56
CESENA 34 8 10 15 30 45
SAMPDORIA 32 7 11 15 26 39
BRESCIA 30 7 9 17 28 43
BARI 21 4 9 20 20 48

A questo punto non so se mi farebbe più piacere che vincesse il Milan (per Antonio, Mesme e Papà...) o il Napoli (per la città e tutti i miei colleghi di sventura...)

sabato 16 aprile 2011

argomenti apparentemente scollegati

Partiamo da argomenti apparentemente scollegati tra loro: Roberto Saviano, "Tali persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo", "il cuore più contento", la poesia, il wrestling, la feltrinelli l'einaudi e la mondadori, ed un posto dove vivere in futuro. Poi vediamo dove porterà nei giorni futuri.

Oggi ho finito di leggere "Vieni via con me", il primo libro edito da Feltrinelli di Roberto Saviano. Finalmente Roberto è passato dalla parte buona dei libri. La mondadori della Berluscona Bionda faccia da cavallo non è posto per lui. E' una macchina sputafango. Se il fango parte da una parte parte proprio da lì. Scusate il gioco anzi no, è proprio voluto, niente scuse, di parole. Ogni volta che qualcuno tenta di combattere il nemico dall'interno mi viene in mente il discorso di Homer a sua madre ("sto distruggendo la centrale dall'interno"), di Groening che sta con Murdoch, e Luca e Paolo sulle reti del Berlusca. Cosa penso di chi vede wrestling a 40 anni? C'è gente che si diverte a leggere poesie ad 80 quindi... c'è gente, come me, che si diverte anche in un negozio Mondadori, e che trova molto snob l'Einaudi... a volte d'estate, mi spiace dormire con le finestre chiuse per il puzzo dell'inquinamento.

venerdì 15 aprile 2011

Precario il mondo - Daniele Silvestri

Mi sono rotto, io mi sono rotto,
non ho più voglia di abitare lo Stivaletto
non ha più senso rimanere grazie di tutto
aspetto ancora fine mese poi mi dimetto
Tanto il mio lavoro è inutile, diciamo futile
essenzialmente rimovibile, sostituibile, regolarmente ricattabile
il mio lavoro è bello come un calcio all’inguine dato da un toro
il mio lavoro è roba piccola fatta di plastica
che piano piano mi modifica, mi ruba l’anima
dice “il lavoro rende nobili” non so può darsi,
sicuramente rende liberi di suicidarsi
e io mi sono rotto, io mi sono rotto,
non ho più voglia di abitare lo Stivaletto
non ha più senso rimanere grazie di tutto
aspetto ancora fine mese poi mi dimetto

Precario il mondo precario il mondo
flessibile la terra che sto pestando
atipica la notte che sta arrivando volatile la polvere che si sta alzando
Precario il mondo precario il mondo
non è perenne il ghiaccio che si sta sciogliendo, non è perenne l’aria e si sta esaurendo
e d’indeterminato c’è solo il Quando

Precario il mondo si finchè è normale
ma sembra ancora più precario questo stivale
che sta affondando dentro un cumulo di porcheria
e quelli che l’hanno capito vedi vanno via
e invece tu non l’hai capito, non l’hai capito
e stringi i denti dietro un tavolo dentro a un uffficio
senza nemmeno avere il tempo di guardare fuori
così non vedi che già cambiano tutti i colori
e intorno a te la gente si agita si muove sempre
qualcuno grida è una protesta che nessuno sente
non c’è un futuro da difendere solo il presente
e anche di quello di salvabile c’è poco o niente
amore mio non ci resisto, io non ci resisto
vorrei convincerti a raggiungermi ma non insisto
tu riesci ancora a non vedere solo il lato brutto
io invece ho smesso devo andare, grazie di tutto.

Precario il mondo precario il mondo
flessibile la terra che sto pestando
atipica la notte che sta arrivando volatile la polvere che si sta alzando
Precario il mondo precario il mondo
non è perenne il ghiaccio e si sta sciogliendo, non è perenne l’aria e si sta esaurendo
e d’indeterminato c’è solo il Quando

E allora il tempo si fermerà, improvvisamente e chi si stava amando potrà
amarsi per sempre
E allora il tempo si fermerà, improvvisamente e chi si stava odiando dovrà
odiarsi per sempre

Precario il mondo precario il mondo
flessibile la terra che sto pestando
atipica la notte che sta arrivando volatile la polvere che si sta alzando
Precario il mondo precario il mondo
non è perenne il ghiaccio e si sta sciogliendo, e non è perenne l’aria e si sta esaurendo
e d’indeterminato c’è solo il Quando

giovedì 14 aprile 2011

di cosa vorrei parlarvi

Un poco ipotetico esercizio "flusso di coscienza-scrittura libera" mi impone copincolla, non-sense, e utili ginnastiche con le frasi. A volte pesano, sono audaci i giochi) e perdo spesso l'obiettivo di questo blog.

Ormai è fuori discussione che i post programmati mi stanno rovinando piuttosto che aiutarmi. Però qualcosa di buono l'ho trovato, e parlo degli esercizi ovviamente. Sto facendo questo: partendo da un argomento, molte volte inventato al momento, parto a parlare di questo e di quello, utilizzando inutili giri di parole per i lettori, ma utilissimi per allenare la mia coscienza, la mia autostima di scrittore, i miei ricordi da ottimo alunno da temi di italiano.

Nel frattempo raccolgo gli argomenti più disparati. Vorrei parlare di cinema, di come cambiare la mia vita diventando libraio, dei miei piani per conquistare il mondo, delle mie trame da portare ad holliwood ma anche della mia vita, dei miei cari che mi stanno intorno e di quello che vedono i miei occhi ogni giorno.

Invece mi riduco a scrivere la domenica dal pc incustodito di mio suocero, mentre mogliaideale e cucciola mi hanno dato il cambio nella penichella, e mi perdo nei tanti titoli dei post che in questo bloc si susseguono: testi di canzoni che meritano di essere copincollati, film che desiderei vedere e che poi immancabilmente non vedo mai, maniaci del copincolla, post che parlano di post pubblicati in blog che parlano di blog, tanta marvel e pochi manga, tanti succhi e poco mango, come perdere i sensi vivendo e recuperarli scrivendo, come rubare a man bassa da wiki e spacciarsi giornalista web, darsi all'ippica, post nostalgici di quelli che poi mesme mi scrive giustamente sulla casella gmail cose del tipo "arripigliati"!

mercoledì 13 aprile 2011

Di questo libro hanno detto:

* Il puro piacere dell'invenzione e della narrazione ad altissimo livello. Isaac Asimov
* Un mondo che nessuno ha ancora saputo ricreare con tale perfezione. James Cameron
* Il meglio. Oltre ogni genere letterario e ogni epoca. Stephen King
* Senza Dune, Guerre Stellari non sarebbe mai esistito. George Lucas
* Dune è parte integrante del mio universo fantastico. Steven Spielberg

Io ho detto, dandolo a doppiaS: è 15 anni almeno che questa saga mi insegue. Ogni volta che finisco un libro la abbandono per anni. Non perché non mi piaccia, ma perché mi servono energie e nuove esperienze per andare avanti a leggere.

Sto parlando di Dune.
Un romanzo con ambientazione fantascientifica scritto da Frank Herbert nel 1965. Vincitore nello stesso anno del premio Nebula e l'anno successivo del premio Hugo, i massimi riconoscimenti della narrativa fantascientifica, il primo dei sei romanzi che formano la parte centrale ed originaria del Ciclo di Dune:

* Dune (Dune, 1965)
* Messia di Dune (Dune Messiah, 1969)
* I figli di Dune (Children of Dune, 1977)
* L'imperatore-dio di Dune (God Emperor of Dune, 1981)
* Gli eretici di Dune (Heretics of Dune, 1984)
* La rifondazione di Dune (Chapterhouse Dune, 1985)

martedì 12 aprile 2011

Dovrei considerare bene la strada che sta prendendo il blog

Questo post aveva l'invio auto programmato. Si chiamava "Fanta Sanremo 2012 - quarta serata". Come ho già scritto qualche giorno fa mi sembrava una buona idea, e sopravvalutavo il mio tempo libero. Lo sto facendo spesso ultimamente. Però sono una capatosta e non demordo, continuo con questa idea del blog non letto da (quasi) nessuno. Avrei dovuto completare questa fanta idea pubblicando un post ogni 5 giorni, pensando anche ad innumerevoli altre fanta stronzate da pubblicare. In questo momento stesso sto rubando del tempo, sfruttando quello che mi viene concesso per fare cacca. Sì, sono in bagno. Dovrei considerare bene la strada che sta prendendo il mio blog e la mia vita in generale :)

lunedì 11 aprile 2011

come un eroe marvel - egokid

Ho googlato senza successo
"e per amore un diavolo rosso diverrò"
mi sa che devo tornare indietro di 20 anni ed armato di cuffiette "sbobinare" l'mp3 degli egokid per condividere questo testo con il web

domenica 10 aprile 2011

Lynch e la filosofia

Oggi tutto sembra andare per il meglio. Come al solito programmo alcuni post da far uscire in futuro, sfruttando la comoda opzione di blogspot "che invia in automatico", naufrago per la rete, mi divertucchio un bel pochino, parlo coi vezzeggiativi.

« Chi pensa sia necessario filosofare deve filosofare e chi pensa non si debba filosofare deve filosofare per dimostrare che non si deve filosofare; dunque si deve filosofare in ogni caso o andarsene di qui, dando l'addio alla vita, poiché tutte le altre cose sembrano essere solo chiacchiere e vaniloqui. »

(Aristotele, Protreptico o Esortazione alla filosofia)

Non so se già l'ho scritto, ma spesso mi hanno chiesto se mi piaceva studiare filosofia.
Io non ho studiato filosofia, sono un ragioniere, laureato in informatica.
"Allora ti piacerà tantissimo".
Bene, nel 2011 abbiamo il nostro amico wiki che copre le nostre lacune.
Male, perché la pagina di wiki è stata scritta da filosofi: non c'è nessuna certezza!
Sembra una pagina di nonciclopedia.
Sembra la pagina di David Lynch di nonciclopedia.

Nella pagina di David Lynch di nonciclopedia i fan di Lynch si sono divertiti a descrivere Lynch come se fosse un suo film: non si capisce una beneamata minchia.

sabato 9 aprile 2011

mio papà è Claudio Bisio!

mio papà è Claudio Bisio, e forse anche io un po' lo sono! Papà di certo lo sono, cucciola me lo ricorda ogni giorno (anche se preferisce prendermi in giro chiamandomi mamma), ma anche essere Bisio (tipo essere John Malkovic) nel senso intrinseco di comicità, mi appartiene.

Vabbè, mi spiego meglio senza inutili giri di parole. Pur vivendo ormai a 300 km di distanza, a nostra insaputa abbiamo messo in circolazione la stessa storia. Cioé che il nostro zio Thomas è giunto dall'america per comprarsi la Roma.

Che poi "senza inutili giri di parole" per i lettori, ma i giri di parole vanno difesi in un ipotetico esercizio flussso di coscienza-scrittura libera da blog.
Altrimenti rimango confinato nei soliti argomenti: testi di canzoni che mi piacciono, PC, blog che parlano di blog, Thor, la marvel, come evitare gli svenimenti con la scrittura terapeutica, succhi di frutta, wiki, ippica, calcio inglese, teatri comici milanesi, giochi di calcio manageriali.

E la nostalgia! Maledetta, dannata, dolce e amara nostalgia. Come quella volta che scrissi che...

venerdì 8 aprile 2011

Dica - Niccolò Fabi

Mani nelle tasche e un chiodo nella mente
esco fuori per vedere un po’ di gente
mi manca l’equilibrio e mi appoggio a una
vetture
esce il proprietario con la faccia tesa e scura
e mi dice:

"Dica..."
E non si dice mai dica senza un perché
ma mica avrà capito che mi sono perso per
te

Cerco di spiegargli che la vita a volte è dura
che ci sono dei momenti dove tutto fa paura
ti senti vuoto e solo
nel grigiore esistenziale
hai bisogno di un sostegno economico e
morale, ma dire...

"Dica..."
E’ un po’ una cortesia detta senza umiltà
non sarà mica il solito problema
della formalità
"Dica..." E non si dice mai dica
senza un perché
"Dica..." Ma chi ti dice Dica non si fida di te...

Ritorno dal mio giro e ti trovo sotto casa
mi domandi come sto ti dico come vuoi che
vada
non puoi darmi più il tuo amore ma pretendi
di restare una mia amica
per sempre...

"Dica..."
E non si dice mai dica senza un perché
ma mica
avrai pensato che sia un altro pezzo per te

giovedì 7 aprile 2011

Non capitava da mesi

Non mi capitava da mesi di aver tanto tempo per la scrittura. Si tratta di poche ore, però mi sono bastate per mettere a posto il blog, per coprire i buchi dei giorni passati in cui non ho postato, per esercitarmi in divertenti divertissment.

Mogliaideale è di là che dorme, cucciola pure, io sono preda del caffé, di domani che non si lavora ed oggi che non si è lavorato, dell'appetito vien mangiando. La scrittura vien scrivendo. Mi programmo post futuri (come questo del resto) da inviare in automatico, gironzolo per la rete, insomma mi diverto un bel po'.

mercoledì 6 aprile 2011

Dopo i canonici tre mesi...anche se siamo a quattro ormai!

il 21 gennaio scrivevo: 2 fucetole. questo è un messaggio in codice. nessuno deve sapere. anzi qualcuno sì, ma non tutti. gerbe. germe.

è un messaggio in codice per dire che a fine settembre diventerò bispapà.

tanti auguri a me! tanti auguri a me!
ma anche a mogliaideale e cucciola.
(ah grazie, eh!) <- direbbe mogliaideale quando leggerà questo post.

Dopo i canonici tre mesi posso urlare al mondo interò la mia felicità.

martedì 5 aprile 2011

Strade di Francia - Daniele Silvestri

Parigi, Parigi a me va bene per non tornare più
così dicevi perché i miei occhi pieni di stazioni e chiese
ritornassero blu
Le mani, le mani già lo sanno che non vivranno qui
e, mi spiegavi, per questo vedi amore non si fermano un momento
e tremano così.

perché le cose non vanno mai come vuoi tu
anzi è più facile cambino ancora di più

Così io ti prendo per mano e ti porto con me
perché a darsi un appuntamento che speranza c'è

Le strade, le strade dei francesi che non ho visto mai
eh, ma se i sogni non li avessi già completamente spesi
in quello che sai

perché le cose non vanno mai come vuoi tu
anzi è più facile cambino ancora di più

Così io ti prendo per mano e ti porto con me
perché a darsi un appuntamento che speranza c'è

E se Parigi è così immensa e tu non hai paura come me
per queste strade di Francia io vengo con te

E allora adesso che ogni cosa ha un nuovo nome
e questo nome me lo insegni tu
com'è che vivo ancora tra una chiesa e una stazione
e i miei occhi, i miei occhi non ritornano blu...

lunedì 4 aprile 2011

mio papà e Claudio Bisio

Mio papà non entra quasi mai nel blog. Né per leggerlo né nei miei post. Quando ci entra è in compagnia di Claudio Bisio. Dico nei post, eh! Perché per la generazione anni 50 i PC, internet e tutto ciò che è venuto nel frattempo rimane un tabù, mistico ed inspiegabile. Non per tutti ovviamente, mio suocero ad esempio ha anche pubblicato siti web.

Nel frattempo noto che questo blog non fa il blog, non fa quello che un blog dovrebbe fare. Cioè parlare, far parlare il suo autore. O almeno che l'autore parli di qualche sua passione. Ma in fondo non è per questo che si chiama zero commenti?

Non per piangermi addosso (giammai!, direbbe Thor, tra poco nelle migliori sale del paese), però i miei post ultimamente parlano di svenimenti, succhi di frutta, wiki, ippica, calcio inglese, teatro comico milanese, e nostalgici appunti su giochi di calcio manageriali.

Ah, dimenticavo i tanti, troppi testi di canzoni che mi piacciono. Manco fosse solotesti.it

domenica 3 aprile 2011

I giusti - Jorge Luis Borges

Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire.
Chi è contento che sulla terra esista la musica.
Chi scopre con piacere una etimologia.
Due impiegati che in un caffè del Sud giocano in silenzio agli scacchi.
Il ceramista che intuisce un colore e una forma.
Il tipografo che compone bene questa pagina che forse non gli piace.
Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.
Chi accarezza un animale addormentato.
Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.
Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson.
Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.
Tali persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo.

Grazie a Roberto Saviano per averla scelta per la tv in prima serata, per aver concluso con queste parole il suo "Vieni via con me", e per averci lasciato il cuore più contento

sabato 2 aprile 2011

poi c'è quello di Milano...

Penso che siano contenti Papà e Mesme, ed io sono contento per loro. Alle 20:45 ero nel bar del sabato sera che compravo due muffin per la colazione di domani mattina. Uno con gocce di cioccolato e l'altro con croccantini al cioccolato. Una squisitezza, per un prezzo complessivo di tre euro. La voce di Caressa urla: "Pato, ancora Pato, respinta, il Papeeeeeeeeeroooooooooo Patooooooooooo! Uno a zero!". Ed io che la partita non la volevo vedere...

Poi nella ripresa sono stati espulsi Chivu,Cassano ed in un San Siro (tutto esaurito),il Milan fa suo il 276° derby e vola a +5 sull'Inter. Protagonista assoluto Pato,autore di 2 reti.

Il primo tempo è spettacolare. Partenza a razzo dei rossoneri che al 1' passano con Pato, complice una disattenzione della difesa avversaria.Inter in affanno:mano di Maicon, ma l'arbitro Rizzoli lo giudica involontario;poi traversa di Van Bommel. Nel finale di tempo si svegliano i nerazzurri:miracolo di Abbiati su Thiago Motta e clamorosa occasione fallita da Eto'o. Ad inizio ripresa espulso Chivu (54'). Il Milan insiste e dilaga con Pato (72') e Cassano (poi espulso) che al 90' firma il rigore del 3-0.

MILAN 3 INTER 0
1' Pato
62' Pato
90' Cassano (rig)

Formazioni
Abbiati Julio Cesar
Abate Maicon
Nesta Ranocchia
Thiago Silva Chivu 54'
Zambrotta J.Zanetti
Gattuso * Thiago Motta
Van Bommel Cambiasso ***
Seedorf Sneijder
Boateng Pandev *
Pato *** Pazzini **
Robinho ** Eto'o
Sostituzioni
* 51' Flamini * 55' Cordoba
** 80' Cassano 92' ** 63' Milito
*** 84' Emanuelson *** 71' Stankovic
Arbitro: Rizzoli Spettatori: 80.018

venerdì 1 aprile 2011

Derby

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In commercio negli anni 80, ma giurerei di averlo visto in qualche bar demodè, c'era un succo di frutto dal nome Derby. Nulla di entusisasmante. Come gusto dico.

Poi so che c'è il Derby italiano di galoppo, cioè una corsa ippica importante nel calendario di galoppo italiano alla quale prendono parte cavalli di tre anni di età.

Esiste anche il Derby County Football Club, squadra di calcio inglese di Derby
Roller derby sport, originariamente nordamericano, di inseguimento su schettini su pista circolare. Lo so perché la prendevo spesso giocando a Football Manager nel 92-93.

So anche che mio papà e Claudio Bisio nominano spesso il Teatro Derby il noto locale italiano, di Milano, attivo tra gli anni sessanta e gli anni ottanta.

Ma oggi è primo aprile e domani...