venerdì 16 settembre 2011
sabato 10 settembre 2011
TQ - corrente poetico letteraria contemporanea
di Carlotta De Leo
30 aprile 2011(ultima modifica: 02 maggio 2011)
STOP ALL'establishment della cultura e della politica. venerdì il primo incontro A ROMA
Generazione Tq, sfida ai "cattivi maestri"
L'esperimento culturale di un gruppo di scrittori e artisti trenta-quarantenni :«Come influire sulla realtà?»
ROMA - Uscire dal cono d'ombra, influire sulla realtà e avvicinarsi a un pubblico più vasto. Dopo anni di silenzio, finalmente la «Generazione Tq» (Tarantino Quentin, ma anche trenta-quarantenni) alza la voce per rivendicare un ruolo sociale, stringere le fila e lanciare una sfida aperta all'establishment della cultura e della politica, «i cattivi maestri» che hanno ridotto notevolmente il peso degli intellettuali sulla realtà. Più di un centinaio di scrittori, giornalisti, critici, artisti e accademici hanno partecipato venerdì 29 aprile al seminario che si è tenuto nella sede romana della casa editrice Laterza.
ESPERIMENTO CULTURALE - Un'iniziativa «sperimentale» nata su iniziativa degli scrittori Giuseppe Antonelli, Nicola Lagioia e Giorgio Vasta del responsabile dell'ufficio stampa della casa editrice Minimum Fax Alessandro Grazioli e del poeta Mario Desiati. «Questo è un luogo di condivisione e non di consenso – spiega Vasta –. Vogliamo ragionare insieme su come superare la membrana che ci divide da una fetta ampia di società. Possiamo continuare a pensare che abbiano tutti torto perché non ci leggono? Dobbiamo dar vita a un movimento culturale e sociale e cercare di entrare in contatto». «Ogni scrittore è solo nel momento della creazione della sua opera – aggiunge Lagioia – ma da solo nessuno può cambiare il mondo in cui vive. Spero che questo sia solo il primo incontro: insieme possiamo davvero trovare le forme per incidere di più sull’ecosistema socio-culturale che ci circonda».
IL GIORNALE WEB DI SCURATI –A ripercorrere la genesi di questa generale apatia è stato Antonio Scurati, una delle firme più conosciute della letteratura italiana contemporanea. «La nostra è una generazione di apprendistato all'irrealtà – sostiene Scurati -. Su di noi ha inciso in maniera determinante la costruzione mediatica che ci ha portato a non saper distinguere tra reale e fittizio». Lo spartiacque è stata la prima Guerra del Golfo: «Ricordo che vidi cadere le bombe su Baghdad in televisione mentre sorseggiavo birra sul divano. Da allora – spiega - la nostra generazione ha assunto una postura spettatoriale che ci impedisce di dare un'unghiata al mondo». Incontri come questi possono essere utili a risvegliarci? «Fin qui direi di no – risponde con sincerità -. Io sono scettico e credo che il bisogno di comunità sia il segno della sua assenza. Ma credo anche che questo conato sia significativo. Per uscire dall'impasse generazionale dobbiamo trovare nuovi orizzonti di comunicazione attiva. Io che scrivo per i giornali e ho una rubrica tv dico che non riusciremo mai ad invertire la rotta se puntiamo solo ad occupare spazi nei media tradizionali». E lancia una proposta: «I tempi sono maturi in Italia per fondare un nuovo quotidiano online che sia solo una trasposizione di contenuti dalla carta al web. Una testata culturale e di informazione dove la nostra generazione sia protagonista e non semplice ospite e possa raccontare la realtà senza distorsioni – dice -. Chi lavora nelle redazioni sa bene che i giornali di carta hanno le ore contate. E sarebbe bello che il definitivo passaggio sia merito di un gruppo di scrittori che vogliono aprirsi all'esterno».
RIBELLIONE AL MERCATO – La discussione, a dir la verità, non sempre è stata pertinente agli obiettivi dell'incontro. Non sono mancate digressioni nostalgiche, con accenni a vecchie ideologie sorpassate dalla storia e dalla realtà (basti pensare alla precarietà che spinge a lavorare per pagare l'affitto «turandosi il naso»). Ma scrittori, critici ed editori presenti hanno dato testimonianza, quantomeno, di voglia di fare, di confrontarsi sulle possibilità che si aprono e sulla necessità di fare gruppo. Nel movimento ondivago degli interventi sono stati affrontati tutti i nodi principali, con scambi di opinione e accesi dibattiti. «Dobbiamo sottrarci alla logica del mercato e della promozione dei libri – propone lo scrittore Christian Raimo –. Perché dobbiamo scrivere sulla quarta di copertina che quel libro è il migliore del secolo se è appena mediocre?».
L'UNIONE FA LA FORZA - Chiuso il primo incontro, la Generazione Tq è chiamata a ora a dare risposte concrete. E certo non sarà facile per i trenta-quarantenni farsi sentire, ma come ha ricordato la regista Costanza Quatriglio, «il nostro tempo è adesso e non domani. Lanciamo iniziative, senza aspettare l'autorizzazione di qualcuno a parlare o ad agire. Se andiamo avanti in maniera separata abbiamo poche speranze: dobbiamo ragionare in termini generazionali, superando le divisioni che ci sono tra chi lavora nell'editoria, nel cinema, nei giornali o in tv».
30 aprile 2011(ultima modifica: 02 maggio 2011)
STOP ALL'establishment della cultura e della politica. venerdì il primo incontro A ROMA
Generazione Tq, sfida ai "cattivi maestri"
L'esperimento culturale di un gruppo di scrittori e artisti trenta-quarantenni :«Come influire sulla realtà?»
ROMA - Uscire dal cono d'ombra, influire sulla realtà e avvicinarsi a un pubblico più vasto. Dopo anni di silenzio, finalmente la «Generazione Tq» (Tarantino Quentin, ma anche trenta-quarantenni) alza la voce per rivendicare un ruolo sociale, stringere le fila e lanciare una sfida aperta all'establishment della cultura e della politica, «i cattivi maestri» che hanno ridotto notevolmente il peso degli intellettuali sulla realtà. Più di un centinaio di scrittori, giornalisti, critici, artisti e accademici hanno partecipato venerdì 29 aprile al seminario che si è tenuto nella sede romana della casa editrice Laterza.
ESPERIMENTO CULTURALE - Un'iniziativa «sperimentale» nata su iniziativa degli scrittori Giuseppe Antonelli, Nicola Lagioia e Giorgio Vasta del responsabile dell'ufficio stampa della casa editrice Minimum Fax Alessandro Grazioli e del poeta Mario Desiati. «Questo è un luogo di condivisione e non di consenso – spiega Vasta –. Vogliamo ragionare insieme su come superare la membrana che ci divide da una fetta ampia di società. Possiamo continuare a pensare che abbiano tutti torto perché non ci leggono? Dobbiamo dar vita a un movimento culturale e sociale e cercare di entrare in contatto». «Ogni scrittore è solo nel momento della creazione della sua opera – aggiunge Lagioia – ma da solo nessuno può cambiare il mondo in cui vive. Spero che questo sia solo il primo incontro: insieme possiamo davvero trovare le forme per incidere di più sull’ecosistema socio-culturale che ci circonda».
IL GIORNALE WEB DI SCURATI –A ripercorrere la genesi di questa generale apatia è stato Antonio Scurati, una delle firme più conosciute della letteratura italiana contemporanea. «La nostra è una generazione di apprendistato all'irrealtà – sostiene Scurati -. Su di noi ha inciso in maniera determinante la costruzione mediatica che ci ha portato a non saper distinguere tra reale e fittizio». Lo spartiacque è stata la prima Guerra del Golfo: «Ricordo che vidi cadere le bombe su Baghdad in televisione mentre sorseggiavo birra sul divano. Da allora – spiega - la nostra generazione ha assunto una postura spettatoriale che ci impedisce di dare un'unghiata al mondo». Incontri come questi possono essere utili a risvegliarci? «Fin qui direi di no – risponde con sincerità -. Io sono scettico e credo che il bisogno di comunità sia il segno della sua assenza. Ma credo anche che questo conato sia significativo. Per uscire dall'impasse generazionale dobbiamo trovare nuovi orizzonti di comunicazione attiva. Io che scrivo per i giornali e ho una rubrica tv dico che non riusciremo mai ad invertire la rotta se puntiamo solo ad occupare spazi nei media tradizionali». E lancia una proposta: «I tempi sono maturi in Italia per fondare un nuovo quotidiano online che sia solo una trasposizione di contenuti dalla carta al web. Una testata culturale e di informazione dove la nostra generazione sia protagonista e non semplice ospite e possa raccontare la realtà senza distorsioni – dice -. Chi lavora nelle redazioni sa bene che i giornali di carta hanno le ore contate. E sarebbe bello che il definitivo passaggio sia merito di un gruppo di scrittori che vogliono aprirsi all'esterno».
RIBELLIONE AL MERCATO – La discussione, a dir la verità, non sempre è stata pertinente agli obiettivi dell'incontro. Non sono mancate digressioni nostalgiche, con accenni a vecchie ideologie sorpassate dalla storia e dalla realtà (basti pensare alla precarietà che spinge a lavorare per pagare l'affitto «turandosi il naso»). Ma scrittori, critici ed editori presenti hanno dato testimonianza, quantomeno, di voglia di fare, di confrontarsi sulle possibilità che si aprono e sulla necessità di fare gruppo. Nel movimento ondivago degli interventi sono stati affrontati tutti i nodi principali, con scambi di opinione e accesi dibattiti. «Dobbiamo sottrarci alla logica del mercato e della promozione dei libri – propone lo scrittore Christian Raimo –. Perché dobbiamo scrivere sulla quarta di copertina che quel libro è il migliore del secolo se è appena mediocre?».
L'UNIONE FA LA FORZA - Chiuso il primo incontro, la Generazione Tq è chiamata a ora a dare risposte concrete. E certo non sarà facile per i trenta-quarantenni farsi sentire, ma come ha ricordato la regista Costanza Quatriglio, «il nostro tempo è adesso e non domani. Lanciamo iniziative, senza aspettare l'autorizzazione di qualcuno a parlare o ad agire. Se andiamo avanti in maniera separata abbiamo poche speranze: dobbiamo ragionare in termini generazionali, superando le divisioni che ci sono tra chi lavora nell'editoria, nel cinema, nei giornali o in tv».
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