martedì 30 ottobre 2012

Le primarie di Matteo Renzi



 Matteo Renzi. Già un anno fa di questi tempi ci pensavo a questo strano politico. Perché l'avevo visto a che tempo che fa. Ecco un ricordo di quella puntata:

Matteo Renzi non ha alcuna intenzione di diventare il segretario del Partito democratico. ''Non ci penso neppure, vorrei tranquillizzare'', ha detto alla trasmissione 'Che tempo che fa'. ''Bisogna essere capaci di dividersi sulla base delle idee. Non bisogna litigare meno ma litigare meglio''.
''In questo momento - ha sottolineato - il problema non lo risolve il presidente del Consiglio. Un bravo presidente del Consiglio è uno che sceglie i collaboratori più bravi di lui, non uno che dice che ha vinto le Coppe campioni e che porta l'Italia in Champions League''. ''Anche i politici - ha spiegato - devono dire che si divertono. Hanno sempre la faccia triste, arrabbiata, corrucciata''. E quando Fabio Fazio ha osservato che Berlusconi sorride, il sindaco ha risposto che ''però è un sorriso di plastica. Passare da un sorriso di plastica a un sorriso vero è una cosa diversa''.

«Sarebbe facile per me dire a Bersani che ha l'età di mio padre, sarebbe facile dire che Nicki Vendola e la sua sinistra radicale mandavano a casa Prodi e io mi disperavo perchè mandavano a casa una speranza e aprivano la strada all'inciucio che portò D'Alema al governo - dice Renzi - No, noi oggi dobbiamo essere capaci di produrre argomenti e una speranza. Non so se alla fine ci candideremo ma certo avremo fatto un piacere all'Italia restituendo dignità alla politica».
«LA MIA PAURA E' CHE IL CENTROSINISTRA NON SAPPIA REAGIRE»

«Vorrei dire grazie a chi ha reso possibile questa cosa, questo evento alla Leopolda. Non siamo personaggi in cerca di autore, non siamo morsi dalla tarantola, noi abbiamo la consapevolezza che quello che stiamo facendo è una cosa che ci fa piacere. Noi siamo contenti di vivere la nostra esistenza quotidiana, non pacatamente, che sennò ci dite che siamo veltroniani. Abbiamo provato a far scorrere dei colori perchè quello che ci fa più paura è il colore della paura e della rassegnazione. Il colore della paura è quello di coloro che pensano che il nostro futuro sia peggiore di quello toccato alle generazioni precedenti. Io credo che il compito dei cittadini, il nostro compito è guardare in faccia la realtà e avere il coraggio di dire che noi reclamiamo il futuro con un principio base: il futuro non sia qualcosa su cui scaricare i nostri problemi. I nostri politici, i nostri predecessori sono andati al ristorante e ci hanno lasciato il conto da pagare». E poi si concentra sul Pd: «La mia paura è che a fronte del fallimento del governo il centrosinistra non sappia reagire, risponda con degli slogan. Quello che non perdono a Berlusconi e a quella classe dirigente è l'idea di aver portato il nostro Paese nell'immaginario collettivo come sede della volgarità. Dobbiamo ripartire da capo. Vogliamo ripartire dai bambini, sono loro i soggetti della politica. Se sei uno statista non pensi alle elezioni, pensi a quei bambini, al loro futuro. E quei bambini non devono avere l'idea di un Paese di cui vergognarci. Alla Leopolda siamo venuti per ascoltare, per permettere agli altri di parlare, di proporre. Noi vogliamo essere un centrosinistra che ha come parola d'ordine la giustizia sociale».

«LE PRIMARIE SIGNIFICANO IL RIBALTAMENTO»
«Qui abbiamo discusso di Europa e di imprese. Il centrosinistra non può dividere i lavoratori dagli imprenditori. Guardate - ha aggiunto - che se uno oggi ha i soldi non apre una fabbrica ma lavora e investe nella finanza ed è anche tassato meno. Bisogna tornare a dare valore a chi fa impresa. Noi prendiamo un impegno generazionale: non so se faremo estinguere i dinosauri. Ma dobbiamo estinguere i debiti, smetteremo di vivere di irresponsabilità. C'è un problema di rapporto con le vecchie liturgie di partito. E lo dico con il massimo rispetto verso Pierluigi Bersani: il modello per cui ci sono i dirigenti che danno la linea agli eletti, che poi sono chiamati ad andare dagli elettori a fare volantinaggio per spiegare, andava bene nel '900».
Le primarie - ha aggiunto - non sono solo un modo per selezionare in modo diverso la classe dirigente, sono un ribaltamento. Gli elettori scelgono e non con il casting». All'idea - ha continuato - che io debba prendere la linea economica di questo Paese da un signore che non prende nemmeno i voti nel suo condominio, io non ci sto. Un partito degno di questo nome, democratico, non fa burocrazia interna, ma si apre. Si apre andando a incontrare le persone. Se il Pd vuole vincere le elezioni deve provare a scrivere una storia nuova. E la storia nuova la scrivono i pioneri, non i reduci. Valorizziamo i militanti, i circoli, andiamo noi fuori, non portiamoli nelle nostre stanze».


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