martedì 9 novembre 2010

Saviano e Benigni

Ieri non ero davanti la tv, e mi sono perso una grande lezione civile nello spettacolo televisivo "Vieni via con me". Roberto Saviano e Roberto Benigni offrono un grande esempio di televisione che è, al contempo, impegno civile, democratico, servizio pubblico, senza essere mai noiosa o stucchevole. Con punte di alta intensità, come quando Saviano parla della "macchina del fango" o quando il premio Oscar conclude il suo monologo comico e affonda le unghie nella carne putrida della camorra casalese. Benigni si rivolge direttamente al camorrista Francesco "Sandokan" Schiavone e gli chiede di mettere fine alla "fatwa" contro l'autore di Gomorra. "Se lo devi uccidere - dice Benigni serio e teso - fallo con un libro, scrivi un libro anche tu. Ma possibile che uno che ha scritto un libro sia condannato a morte? Sandokan Schiavone, ma scrivi un libro pure te! Lui non ha la pistola, ha la biro''.
Il comico toscano richiama la sua passione per Dante e ricorda che, come Alighieri, anche Saviano "vive in esilio". "Allora, Sandokan, falla finita, e ringrazia Roberto che ti ha reso immortale, ha reso il tuo Male immortale, come aveva fatto Dante".

LA MACCHINA DEL FANGO - Ma è tutto il programma condotto da Fabio Fazio che emoziona, che tocca corde emotive. Si può essere d'accordo o meno con l'intonazione politica dello spettacolo, ma ci si sente parte di un "evento" mediatico. Avviene quando Saviano ricorda che "la democrazia è in pericolo: se ti poni contro certi poteri quello che ti arriva è un attacco della macchina del fango". "Quando accendi il computer per scrivere qualcosa - prosegue lo scrittore - e pensi "domani mi attaccheranno" e ti costringeranno a difenderti, prima di criticare ci pensi un po'. Inizia così a incrinarsi la libertà di stampa, di espressione. Il meccanismo della macchina del fango è questo: lo facciamo tutti, abbiamo tutti le unghie sporche, l'istinto è quello di dire "tutti uguali tutti identici". Di fronte alla macchina del fango bisogna rispondere: noi siamo diversi, creare differenze".

L'UNITA' E LA LEGA - Infine un monologo finale sull'unità d'Italia. ''Il tricolore - dice lo scrittore avvolto in una bandiera italiana - rappresenta il sogno di poter costruire un paese che emancipasse gli italiani dalle ingiustizie, che li emancipasse dal dolore. La Costituzione è unica: unica lingua e unico sangue come nel sogno di federalismo solidale di Carlo Cattaneo. La Lega sostiene che un'Italia non unita possa essere più forte, ma non è cosi'. Dividere l'Italia è un'idiozia. Se il Paese si spezza diventa debole, diventa periferia di altri paesi e di altre economie. Rompere l'unità, oggi, significa perdere l'idea che siamo un popolo che può decidere per sè".

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