Joanne Harris nelle librerie con il diario virtuale del Ragazzo con gli occhi blu
Dicono che si vive una volta sola. Guardate online, e vedrete che non è vero. Provate a cercare su Google il vostro nome, e vedrete quanti altri lo condividono. Tutta quella gente che avresti potuto essere tu: il caso pietoso, lo sportivo, l’attore quasi famoso, quello nel braccio della morte, lo chef celebre, il tipo che condivideva il tuo compleanno – tutti quanti ombre di quello che avrebbe potuto accadere se le cose fossero state lievemente diverse
Joanne Harris non delude i suoi fedeli lettori nemmeno questa volta: la casa editrice Garzanti pubblica Il ragazzo con gli occhi blu l’ultimo romanzo della scrittrice inglese, autrice da un milione di copie vendute solo in Italia.
I più tendono ad associare la Harris a Chocolat, sicuramente anche per il successo del film omonimo tratto dal romanzo con protagonisti Juliette Binoche e Johnny Depp. E dunque ci si aspetta un libro simile, se non nei personaggi (già ripresi tra l’altro ne Le scarpe rosse), almeno nel genere.
E invece ne Il ragazzo con gli occhi blu si cambia totalmente argomento e l’autrice costruisce un vero e proprio thriller psicologico ambientato nel mondo virtuale dei blog. Non ci sono particolari motivazioni a questo “cambio di rotta”, Joanne Harris sottolinea di non seguire nessuna traiettoria letteraria pre-orientata, ma di farsi ispirare da input esterni che la influenzano in modo incosciente e che solo successivamente si trasformano in una storia.
Anche l’idea per Il ragazzo con gli occhi blu arriva in modo del tutto casuale ed è stata suggerita all’autrice nientemeno che dal racconto di un taxista italiano obbligato da piccolo dalla madre a indossare indumenti di un solo colore (abitudine conservata anche in età adulta). L’autrice aveva così riflettuto sulla funzione dei colori negli individui predisposti a delle esperienze sinestesiche e di come ai colori possano essere associati dei profumi, o come nel caso di una delle protagoniste del libro, Emily White, dei suoni.
Ci sono tre fratelli: Nigel, Brendan e Benjamin Winter. Ma non è così che li riconosceremo nel libro. Per tutti Nigel è Nero, “lunatico e aggressivo”; Brendan è Marrone, “il figlio di mezzo, timido e ottuso”; e, infine, Benjamin è Blu “il preferito di sua madre”. E su Benjamin l’autrice ci fornisce un’informazione in più: è un assassino. Perché? Chi ha ucciso?
Sarà lui stesso a dircelo, nelle “pagine” del suo blog, chiamato web journal, in cui blueeyedboy (questo il nickname di Blu) si racconta.
Nella vita di tutti i giorni è un uomo di quarant’anni, dall’esistenza tranquilla e monotona. Ma nel suo mondo virtuale veste i panni inediti dell’omicida: sì, perché blueeyedboy è un uomo cattivo, lo è sempre stato, fin da bambino. E quale posto migliore se non la rete per dare sfogo alle sue pulsioni violente e ai desideri di vendetta nei confronti della madre e dei fratelli che odia. Tuttavia, man mano che il racconto prosegue, nasce nel lettore spontanea una domanda: davvero tutto quello che blueeyedboy racconta è frutto della sua immaginazione? Oppure c’è un momento in cui il fittizio comincia a confondersi con il reale?
Siamo di fronte a una rivisitazione moderna del classico romanzo epistolare, anche se al posto della carta e della penna abbiamo il monitor di un computer e una tastiera: come un novello Werther o una Pamela richardsoniana il protagonista tiene un diario, (blog non è altro che una contrazione di web- long ossia “diario in rete”), attraverso il quale il lettore arriva a conoscere i lati più reconditi della sua personalità.
È innegabile l’importanza crescente che blog e social networks, ricoprono nella società attuale. Secondo un’indagine riguardante l’uso di questi strumenti promossa dalla SWG (azienda italiana che realizza sondaggi e ricerche di mercato), gli utenti di Internet tendono a non attuare meccanismi di autocensura sul web: di fatto la rete viene vista come “un’estensione dei propri ambiti sociali della vita reale e come tale non sottoposta a eccessive opere di filtro preventivo”.
Nel concreto questo significa che per molti la vita virtuale completa o addirittura sostituisce quella reale, non esistono distinzioni tra le due o comunque il confine diventa molto labile. E non è tutto. Internet permette di re-inventare se stessi daccapo: l’occultamento delle informazioni online non diventa solo accettabile, ma per alcuni addirittura scontato. La rete è il luogo dove gli invisibili di tutti i giorni trovano visibilità e dove si condividono cose che si è deciso consapevolmente di condividere.
Tutto ciò conduce a una riflessione ancora più profonda, che investe il concetto di identità personale. Non è la prima volta che l’autrice affronta il tema della ricerca di sé: anche in Chocolat Vianne e Anouk Rocher cercano un’identità in un mondo ostile che le rifiuta.
Blueeyedboy si re-inventa appositamente per la rete, perché, citando il poeta e scrittore polacco Stanislaw Lec, “per essere se stessi bisogna prima essere qualcuno".
Joanne Harris - Il ragazzo con gli occhi blu
Titolo originale: blueeyedboy
Traduzione dall’inglese di Laura Grandi
Pagine 455, Euro 18.60 – Edizioni Garzanti (Narratori Moderni)
ISBN: 978-88-11-68186-1
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