Per ora noi la chiameremo felicità
Le luci della centrale elettrica
Casa discografica: La tempesta
Anno: 2010
di Gabriele Marino
http://delrock.it/album/2010/le-luci-della-centrale-elettrica-per-ora-noi-la-chiameremo-felicita.php
Si riaccendono Le luci ed è ancora, di nuovo, buio. Vasco Brondi punta a rafforzare la sua poetica fatta di grigiore e di squallore e di incazzatura e di provincia-che-si-infrange-contro-la-metropoli eccetera, e ci riesce: ne viene fuori una poetica tanto precisa e compatta che non è solida, è già cristallizzata. Cerotti, supermercati, sigarette e sporcizia agli angoli della stanza, rottami dell'industria, cartacce e cassintegrati. Centomila centrali nucleari (signor Freud, tocca a lei). Vasco è riconoscibile alla prima nota e al primo suono, come Santana. Questo è in generale un pregio, nello specifico un difetto. Perché come Santana con le sue pippe mistico-religiose e la sua chitarra unta, anche Vasco arriva sparato all'autoparodia involontaria.
Il disco è una fotocopia dell'esordio, con l'aggravante che la parte musicale è stata ancora più infiacchita (immelassata: tutti questi archi). Lui poi canta queste canzoni della felicità provvisoria e insensata u-g-u-a-l-i a come cantava le Canzoni da spiaggia deturpata, canta insomma sempre la stessa canzone (non accettiamo paralleli con Magritte e Fellini), con quelle stesse inflessioni della voce messe sempre negli stessi posti, a condire le stesse parole (quelle con le doppie "t" dentro, per esempio). Solo Anidride Carbonica è tanto concitata e affannata che porta - finalmente - l'autoparodia a un livello superiore, sublimandola, come fa Edda, uno che esagera davvero, e allora il gioco riesce, perché diventa qualcosa di espressionistico.
Vasco tanto personale e tanto unico eppure già così riducibile al suo solo personaggio, che in quanto tale trascende il singolo e diventa categoria ("i vascobrondi", "i cantautori punk infiocchettati" dopo il trattamento Canali), insomma alla fine mica poi così personale. Brondi, chi parla?
Le cose che fa Vasco - la cosa che fa Vasco - è per certi versi davvero nuova in Italia. Ma non per questo deve necessariamente essere bella o interessante. Per ora noi la chiameremo felicità è talmente spudorato che potrebbe anche far ricredere i fan della prima ora. Vasco, quando dici tu, ti decidi a liberare il potenziale dei tuoi testi fuori da queste musichette qui.
Gabriele Marino
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