Oggi siamo ad un matrimonio. E mentre penso ai classici della cinematografia greca ed a checco zalone, ho deciso di copincollare con tanto di [edit] e didascalie la pagina del manuale di nonciclopedia. Anche perché quella di Oliver Hatton me l'hanno ranzata :(
Parte 1: Arriva la partecipazione![Edit Parte 1: Arriva la partecipazione! sectionmodifica]
Una mattina, mentre siete intenti a dar da mangiare ai vostri pesciolini siamesi e state controllando la posta, vedete che tra le bollette e l’ennesimo volantino di Sky, che vi annuncia un nuovo canale inutile per estorcervi altra grana dall’abbonamento, c'è una busta color crema che fa capolino tra le altre. Dietro c’è solo il vostro nome. A quel punto avete già capito di cosa si tratta ma fuggire adesso è inutile perché LEI vi ha trovato. No, non è una bomba, magari lo fosse. È proprio quello che voi temete che sia: un invito a partecipare ad un matrimonio. La lettere recita più o meno così:
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«Goffredo e Domitilla annunciano il loro matrimonio - 24 luglio 2008 ore 15:00, Chiesa della santissima Addolorata Assunta e Licenziata Che Non La Smette Mai Di Piangere. Goffredo e Domitilla Vi aspettano allo Scoglione, via Girolamo Pallastrozzi n. 15 bis»
È chiaro che la scelta degli invitati non è stata proprio impeccabile.....andrà meglio la prossima volta.
A questo punto è fatta: non serve chiudersi in casa fingendo di essere malati di peste, non serve mettere la lettera nella casella di posta del vicino e far finta di non averla ricevuta, non serve svuotare il cestino di Windows, non serve farsi venire il vaiolo, non serve tagliarsi una gamba di proposito con una sega elettrica per giustificare la vostra assenza. LORO lo verranno a sapere e troveranno il modo di vendicarsi. A questo punto avete solo una possibilità: andare a quel fottuto matrimonio e sperare di uscirne vivi.
Parte 2: Il problema regalo[Edit Parte 2: Il problema regalo sectionmodifica]
Okay, avete di fronte a voi 2 possibilità per risolvere il problema:
1. vi affidate alla lista nozze che non manca mai
2. fate un regalo personale
Una busta di plastica non è di certo il migliore dei regali.
La lista nozze ricorda un po’ quelle collette che si facevano al liceo per comprare il cellulare alla diciottenne di turno. Andate al negozio, dite il nome del matrimonio (ad esempio: matrimonio Spennello - Gatti) e lasciate una cifra che "dovrebbe" essere a piacere. Il condizionale in questi casi è d'obbligo, perché ricordate bene che tutto è registrato, sorvegliato e monitorato. Dal momento in cui avete aperto la busta con la presentazione a casa vostra fino al termine del matrimonio non sarete più soli. LORO vi vedranno, vi osserveranno anche quando metterete mano al portafogli. Non fate vedere che lasciate una cifra più bassa del loro prozio che viene dal Minnesota e che non vedono da 15 anni o farete la figura dei taccagni. Inoltre per la lista nozze vige la regola del 5 a 1 cosicché se lasciate 50 euro nella lista nozze a vostro nome state pur certi che i diretti interessati alle vostre future nozze sulla lista ne lasceranno 10 e che se vi vedranno steso a terra dopo essere stato investito da un tir faranno ampi gesti al conducente per chiedergli di fare marcia indietro e passarvi sopra di nuovo.
Ancora non ci siamo, si può fare di meglio!
Il regalo personale vi svincola dagli obblighi di colletta ma per una strana coincidenza del destino i regali di nozze sembrano avere tutti scritti in fronte l’esatto importo che l’oggetto vi è venuto a costare. Ragion per cui è altamente sconsigliato fare i furbi e prendere un regalo di basso costo, tipo un servizio da caffè in plastica e legno di cedro, una pentola a pressione, un frullatore a manovella, un calendario di Frate Indovino che si illumina al buio. Rischierete al vostro matrimonio di ritrovarvi come regalo lo stesso servizio da caffè che avevate propinato voi a loro, magari avvolto con la stessa carta, oppure un regalo osceno che i giovani sposi hanno deciso barbaramente di riciclare proprio a voi, senza cambiare né la carta da regalo con le renne sopra né il bigliettino con la scritta : Buon Natale e felice 1989!!
È un modo perverso per farvi scontare la taccagneria che dimostraste il giorno del loro matrimonio. Quindi, se non volete ritrovarvi un'autobomba sotto casa, cercate di essere generosi.
Parte 3: Scegliere il vestito[Edit Parte 3: Scegliere il vestito sectionmodifica]
Bisogna scegliere l'abbigliamento adeguato.
Farsi un vestito costa, si sa. Per gli uomini la cosa più sbagliata è dire al negoziante che è per un matrimonio: il gestore del negozio tirerà fuori frac e cilindro e vi convincerà che al matrimonio ci si va vestiti come Rockefeller o come Fred Astaire. Il conto del sarto per vestiti del genere è da by-pass aorto-coronarico, quindi se scegliete questa opzione fate prima un check-up completo delle vostre arterie. Altra opzione è andare in un grande magazzino dove ci sono taglie preformate. Voi prenderete una 44 convinti che vi stia a pennello e quando non riuscirete a chiudere il bottone del pantalone capirete che andare a quel fonduta party 2 settimane fa non è stata un’ottima mossa. L’alternativa sarebbe trattenere il respiro per l’intera durata della cerimonia, ma è da scartare a priori. Rilasciando il respiro la vostra trippa comincerà a debordare dai pantaloni come un fluido newtoniano. Allora prenderete una 46, sicuri che sia la misura giusta, ma il pantalone vi calza appena e potrete mantenerlo durante la cerimonia solo a costo di non mangiare per niente, nemmeno le vostre unghie. Allora ripiegherete infine verso una 48, vi starà bene e voi farete il fioretto di mettervi a dieta subito dopo il matrimonio, fioretto di cui vi dimenticherete subito dopo il matrimonio stesso non appena avrete sbottonato il primo bottone del pantalone subito dopo la cerimonia.
Le giacche sembrano tutte belle, finché non passano dalle gruccette alle vostre spalle. Scegliere la giacca giusta è fondamentale, se il vostro scopo è passare per un invitato e non per lo spaventapasseri che tiene lontani i corvi dal giardino. Attenzione che le maniche non scendano troppo sulle mani o ve le troverete in ammollo nel piatto mentre mangiate la crema di asparagi. E se la giacca è a due bottoni abbottonate sempre il primo, non l’ultimo o la giacca si sformerà talmente tanto che sembrerà che ve l’abbia prestata il gobbo di Notre-Dame. Per la cravatta raccomandiamo la sobrietà: lo so che non vedete l’ora di sfoggiare quella cravatta arancione con Paperino seduto sul bidet che in un momento di insanità mentale avete acquistato su consiglio della vostra fidanzata/madre/sorella ma:
* forse è meglio aspettare un'occasione un po’ meno formale per smerdarvi la reputazione con una cravatta simile;
* le donne non capiscono un cazzo di cravatte perciò la prossima volta che ne acquistate una assicuratevi di essere a più di 5 chilometri da qualunque cosa abbia una vagina tra le gambe.
Parte 4: Il giorno della cerimonia[Edit Parte 4: Il giorno della cerimonia sectionmodifica]
La chiesa non è affatto lontana, solo mezz'ora di macchina - Le parole della sposa.
Siete arrivati davanti alla chiesa, avete abilmente sfoggiato il vostro migliore sorriso di circostanza e state cominciando a baciare guance sudate, piene di cerone e imbevute di profumi e deodoranti esiziali, quando finalmente arriva l’auto della sposa. Lei comincerà a barcollare sul corridoio della chiesa, stordita dalle centinaia di flash del fotografo megalomane di turno, che scatterà talmente tante foto da attirare anche la curiosità dei passanti fuori la chiesa, convinti che si tratti del matrimonio di Britney Spears.
A questo punto non vorrete fare altro che raggiungere uno scranno, ma prima vi troverete davanti la gigantesca zia dello sposo che si ricorda di voi da quando eravate piccolo (voi no: avevate rimosso quell’infelice incontro) e che vi abbraccerà con la forza di un lottatore di sumo professionista. Poi vorrà che le stampiate un bel bacio sulle sue gote, e qui la cosa si farà difficilissima. La signora infatti è piena di bozzi, dai quali fuoriescono piccoli peli irti e aguzzi che li fanno assomigliare a dei piccoli cactus. State molto attenti: se li toccate con la guancia, vi pungerete a morte e probabilmente vi verrà anche qualche malattia esantematica dei polli. L’unica alternativa è evitare magistralmente quella piccola serra di piante grasse che la signora ha sulla guancia nel millesimo di secondo in cui vi abbassate per baciarla. Di solito un soggetto simile è anche fornito di un fiato pestilenziale per cui è d’uopo ritirare subito la testa una volta dato lo pseudobacio se non volete finire annichiliti. Lo zio dello sposo non è da meno: di solito non presenta vegetazioni pericolose ma ha un dopobarba talmente pesante che penserete si sia lavato la faccia con l’Autan. Detto questo la cerimonia ha inizio ed il prete, che quel giorno si sente molto figo e simpatico, comincia con delle battutine che vorrebbero rilassare l’ambiente ma che in realtà capisce solo lui.
Poi inizia a parlare del matrimonio cominciando da Adamo ed Eva. È come parlare di un accendino cominciando dalla scoperta del fuoco. Voi intanto avrete iniziato una piccola gara di sbadigli col vostro vicino di panca e cercherete di ammazzare il tempo adocchiando una figa seduta due file più avanti a voi dal lato opposto, sperando che lei si giri per corrispondere le vostre occhiate allupate, e mentre iniziate a chiedervi se la ragazza in questione è parente dello sposo o della sposa risponderete Amen qualsiasi cosa dica il prete. Così anche quando dirà: “scambiatevi un segno di pace”, sarete l’unico pirla nella chiesa ad urlare: Amen!
Dopo 4 sermoni e 12 canzoni di chiesa il prete si decide ad unire in matrimonio Goffredo e Domitilla mentre voi vi avviate all’uscita con talmente tanta fame addosso da avere voglia di mangiarvi il riso che stringete nel pugno e che è destinato ad andare negli occhi degli sposi. Consiglio gratuito: mai mettersi troppo vicini all’uscita della chiesa perché quelli che devono tirare il riso sono sempre i più impediti, quelli con la mira peggiore, gli anziani con la mano parkinsoniana e gli ammalati di cataratta allo stadio terminale. Rischierete così di essere sommersi dalla valanga gialla assieme agli sposi e di passare il resto del pomeriggio a togliervi i chicchi dalle narici.
Parte 5: L'odissea del rinfresco[Edit Parte 5: L'odissea del rinfresco sectionmodifica]
Il luogo del ricevimento è lì da qualche parte.
Okay, per gli sposi il peggio è passato. Hanno detto sì e, almeno per il momento, non possono più tornare indietro. Adesso viene per l’invitato la parte più delicata, dove un minimo errore di organizzazione e di strategia può essere fatale: il ricevimento. L’appuntamento è nel luogo indicato sull’invito, un luogo di solito suggestivo e particolare per le sue bellezze naturali e le sue vedute mozzafiato ma proprio per questo inaccessibile, se non con i mezzi corazzati o dagli elicotteri, e dimenticato da tutti gli stradari e i navigatori satellitari di questo mondo. L’invito ovviamente non dice un cazzo di nulla sull’ubicazione del posto, dando per scontato che voi lo conosciate e che lo frequentiate assiduamente da quando avevate 6 anni, in quanto chic e à la page.
Dopo aver chiesto informazioni a tutti i benzinai della zona arrivate finalmente in quest’angolo di paradiso, un angolo di paradiso piuttosto esposto al sole, considerato che si trova su una scogliera a ridosso del mare, che è un enorme terrazza scoperta e che sono le quattro del pomeriggio. Rapidamente vi accorgerete che il sole è a picco sulla vostra testa e che l’unico posto all’ombra è un ombrellone sbilenco appoggiato vicino alla scala dove scendono i camerieri.
Appare chiaro che qui giocare in velocità è la priorità: prima occupate quel posto all’inpiedi ma all’ombra, prima le vostre ascelle ve ne saranno grate. Ovviamente in breve tempo tutti arriveranno alla vostra stessa conclusione ed entro un quarto d’ora quell’ombrellone sarà più affollato di una balera romagnola nel mese di luglio. Sarà quindi inevitabile presentarsi l’un l’altro e fare finta che stare in 37 in 5 metri quadri all’ombra sia una cosa naturale come tagliarsi i peli del naso.
Classico bimbominkia da matrimonio.
Il momento delle presentazioni non è ancora finito quando si vedono arrivare al ricevimento i genitori degli sposi. La madre di lui non farà altro che dire quanto sta bene suo figlio e farsi scappare la lacrima ogni volta che suo figlio apre la bocca, fosse anche per ruttare. La madre di lei è invece solitamente un’emerita cretina, capace di dire sempre la parola sbagliata nel momento sbagliato. Arriverà vestita con un abito identico a quello della consuocera, pur essendo stata 5 giorni a preventivare con questa la scelta del vestito e in generale condirà tutta la cerimonia con la sua risata vuota e irritante, derivante dal fatto che non vedeva l’ora di vedere la figlia sistemata, ovvero di levarsela dalle palle, e dal fatto che tutto questo non le sembra vero. Per evitare di apparire distaccata e arrivista sfogherà il suo attaccamento perverso nel peggiore dei modi, intervenendo in ogni momento di intimità tra gli sposi con frasoline tipo: ” amorino bello, fagottino della mamma, come stai? bene?” oppure “Tesoruccio della mamma, fatti dare un bacio!” Tutto questo durerà finché lo sposo non deciderà di porre fine all’invadenza soffocante della sua neo acquisita suocera legandola al grande pino maremmano all’entrata del ristorante oppure sopprimendola con del napalm nel fritto di paranza.
Altra presenza di cui tenere conto e da non sottovalutare sono i bambini: i matrimoni sono momenti formali e un bambino ad un matrimonio ci sta bene quanto un clown ad un funerale: per una strana coincidenza che sfugge agli studiosi internazionali ma anche al cervello dei loro genitori i bambini sono nondimeno spesso presenti in queste occasioni. Il bimbominkia da matrimonio ha un età compresa tra i 5 e gli 11 anni, è vestito con giacchetta, cravattino o papillon, corre indisturbato ed urla suoni incomprensibili sperando di attirare l’attenzione ed è praticamente onnipresente. I genitori li lasciano allo stato brado, liberi di pascolare tra gli invitati, sperando che la selezione naturale li uccida. L’incontro anche occasionale con almeno un paio di questi esemplari è inevitabile quindi rassegnatevi. Tutt’al più potreste aiutare la selezione naturale a fare il suo corso liberando il pitbull dei proprietari della villa o mettendo della purga nei bicchieri di aranciata.
Mentre ragionate su come liberarvi di questi esseri sgradevoli vi rendete conto che si è appena aperto il buffet!
Exquisite-kfind.png Non ti basta? C'è anche Manuali:Depredare i rinfreschi
Siete pronti per il buffet?
Il momento del buffet è un momento cruciale, studiato ed analizzato dai maggiori esperti mondiali di antropologia: da sempre infatti, in tutte le società della terra, esistono momenti nella vita in cui gli istinti primordiali prendono il sopravvento e la situazione contingente diventa la rappresentazione emblematica della legge della giungla, dove solo il più lesto, il più abile e il più forte riesce a sopravvivere. Se queste leggi emergono nel regno animale con drammatica evidenza in posti come la savana, nel regno umano trovano la loro più tragica e ineluttabile espressione al momento del buffet. È superfluo soffermarsi sulle testate, sulle gomitate, sugli strusciamenti convulsi che si debbono fare soltanto per avvicinarsi ad un tavolo di un buffet. All’improvviso sembra che tutti non mangino da anni e che quello sia l’ultimo cibo che vedranno in vita. Le persone davanti a un buffet sgomitano, spingono, insultano, si riempiono il piatto di qualunque cosa, anche di roba che non gli piace o che non mangeranno mai, col solo sadico scopo di sottrarla agli altri. I camerieri algerini di fronte a voi vi guarderanno allibiti e disgustati e per un attimo penseranno di star portando soccorsi umanitari per Amnesty International. Oltre a temere attacchi alla vostra altezza dovrete guardarvi anche dal basso: orde di bimbiminkia sfuggiti al controllo da parte dei parenti si faranno strada tra le vostre gambe per acciuffare l’ultima pizzetta rimasta: è il momento buono per pestarli a sangue. I ritardatari sono destinati a morire di fame: dopo la furia degli invitati, che da lontano può essere facilmente confusa per uno sciame di locuste, nessuno potrà mai immaginare che su quella tavola bianca 5 minuti prima c’erano delle pietanze.
Dopo il quinto brindisi agli sposi la situazione è più o meno questa.
A tal proposito l’invitato preparato deve conoscere l’esistenza di 2 differenti tipi di banchetti da matrimonio:
* il banchetto da parata o da vetrina
* il banchetto di consistenza
Il primo tipo di banchetto è un pacco colossale: il buffet sarà completo di qualsiasi leccornia al solo scopo di farvici gettare come fenicotteri sui molluschi e farvi arrivare al pranzo già pieni e col primo bottone del pantalone già saltato.
Voi ovviamente tutto questo non lo potete sapere e vi manterrete leggeri anzi, guarderete con sufficienza il convitato vicino a voi che, scambiandola per insalata, si riempie il piatto anche della rampicante appesa al muro, perché dentro di voi penserete: "bravo pirla! ti voglio vedere tra un po’ quando ci siederemo a mangiare." Sfortunatamente per voi il pranzo vero e proprio è tutto a base di nouvelle couisine, vale a dire assaggini, vale a dire cagate d’uccello in un piatto di mezzo metro di circonferenza. Lì, al centro di un enorme disco porcellanato bianco, una piccola seppia agonizzante sopra due pomodorini tagliati vi sembrerà un tragico scherzo, una porzione riempita solo per metà, la rimanenza di un piatto lasciato da qualche invitato o forse degli avanzi da dare al gatto che un cameriere sbadato ha lasciato sul vostro tavolo. Così, per essere sicuri che quello sia davvero un primo piatto e non un pesce d’aprile, riprendete in mano il menù e leggete queste righe: Filetto di seppia in casseruola su letto di pomodorini di campagna. A quel punto la consapevolezza della presa per il culo subita è totale ma ormai è troppo tardi per tornare indietro. Quasi come per sfregio vi staccate con molta pazienza una caccola dal naso, la cospargete di briciole di pane, la spalmate su di un piattino, vi fate prestare una penna dal cameriere e sul menù scrivete: purea di verdure gratinate in bellavista.
Nel banchetto di consistenza invece le portate sono di rilievo e quindi sarebbe utile non strafogarsi di cibo col buffet. Ma ovviamente voi non lo saprete e cederete alle lusinghe della cascata di prosciutto, del timballo di melanzane, di quelle palline affogate nella salsa che sanno di manzo e di gomma bruciata e vi butterete sugli antipasti come mosche su un mucchio di letame; così quando vi porteranno il risotto con punte di asparagi e gamberetti avrete un conato di vomito nel tovagliolo e abbandonerete la cena ancora prima di cominciarla.
Parte 6: La torta nuziale, la bomboniera e il rilascio[Edit Parte 6: La torta nuziale, la bomboniera e il rilascio sectionmodifica]
La supermegatorta con panna fragole e mandorle, farcita con crema e ripiena di speck e gorgonzola.
Sono passate 5 ore dall’inizio della cerimonia e ormai più che un ospite vi sentite un ostaggio. Non è un bel momento nemmeno per lo sposo, e voi ve ne siete accorti. Fino a qualche ora fa sembrava tutto un gioco: il buffet, gli invitati, e finora la cerimonia avrebbe potuto benissimo essere scambiata per una prima comunione senza paura di essere smentiti.
Ma con l’arrivo della torta no!
Con l’arrivo della torta nuziale lo sposo prende finalmente coscienza del suo stato in maniera definitiva, e nel momento in cui fissa le statuine di zucchero sopra la torta, dove lei sembra la Barbie in vestito da sposa e lui è venuto senza una gamba come il soldatino di stagno, comincia già a capire l’importanza che avrà nella coppia da quel giorno in poi. Per voi no, per voi l’arrivo della torta è il momento più propizio. Avete almeno 5 buone ragioni per stare allegri:
* si appresta la fine della cena e il sequestro di persona sta finalmente per finire
* la torta viene consegnata dai camerieri direttamente in mano ad ogni invitato per cui non è necessario riscaldare i muscoli e prepararsi alla lotta greco-romana per accaparrarsene una fetta, anche perché ormai siete pieno di dolori per le lividure riportate al buffet.
* l’atmosfera in generale è quella dello sbaracco, e l’orchestrina prima di tutti sta già tirando la volata, basti sentire cosa annuncia il maestro d’orchestra: il prossimo pezzo s’intitola “Andatevene a casa che chiudiamo!”.
* i bimbiminkia non si sentono più: sono stanchi di correre senza un perché, si è fatto troppo tardi oppure qualche altro invitato ha avuto la vostra stessa idea e li ha finiti a colpi di sgabello.
* nella parte finale della serata l’alcolemia degli invitati è talmente alta da non poter guidare neanche il monopattino e sono tutti più o meno brilli: è il momento di attaccare bottone con la figa vista in chiesa.
La torta nuziale è una delle cose presenti in natura con il peso atomico più pesante, inferiore solo all’osmio e al bismuto, ma a differenza di questi ha un’elettronegatività molto bassa e solo per questo non è usata come reagente nei laboratori chimici al pari del Fluoro o del Polonio. Ciò non impedisce però di usarla nei matrimoni, quindi state attenti a cosa mangiate! Le percentuali di panna in una torta nuziale superano ampiamente i livelli di guardia quindi, se soffrite di colite, assicuratevi di trovarvi in pole position nella fuga verso i bagni o li troverete occupati.
Nel caso in cui questa terribile ipotesi dovesse avverarsi ecco alcuni siti alternativi dove permettere al vostro intestino di esprimersi liberamente:
* i posacenere d’argento all’ingresso del ristorante (c’è una controindicazione: se qualcuno va via subito dopo la torta siete fottuti).
* i vasi da fiori sul tavolo del buffet: l’ultimo in fondo è sempre il vaso più sfigato, quello con i fiori più schifosi e che per questo è stato messo all’angolo: è quindi anche il vaso che dà meno nell’occhio. Usatelo con cautela e pregate che nessun cameriere sparecchiando si accorga del tanfo di merda.
Un "cane argento" alto 1 metro, tipico regalo da matrimonio.
* l’aiuola del giardino: i siti per i ricevimenti di solito hanno sempre un’aiuola; prima di procedere all’evacuazione procuratevi anche un cane a cui addossare la colpa in caso di ritrovamento del reperto prima della fine della cerimonia, non dovete lasciare nulla al caso. Il cane non parla la vostra lingua e quindi sarà condannato suo malgrado a prendersi la paternità del vostro stronzo purché non sforniate dal vostro retto una bestia di un chilo e mezzo pretendendo di addossare la colpa allo Yorkshire della prozia della sposa: è poco credibile.
Stanchi, sudati e sfiniti da quest’esperienza, avrete il colletto della camicia sporco come la biancheria di un minatore a gennaio. È solo adesso che vi verrà consegnata la bomboniera d’argento a forma di levriero afghano irto sulle zampe posteriori (quella che a Napoli chiamano: ò can’ argient’, il cane d’argento), attestato di partecipazione a questa eroica impresa di sopportazione, una specie di premio beffardo per la vostra clausura forzata nonché il colpo di grazia per i vostri occhi. Nella migliore della ipotesi ne farete un fermacarte, nella peggiore la getterete nel primo cassonetto che incontrerete sulla strada del ritorno, perché se abbandonare un cane è un reato abbandonare un cane d’argento può salvarvi la vita.
Complimenti, ce l’avete fatta!
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